P.BERTINETTI,
Storia della letteratura inglese
1. IL PREROMANTICISMO
(1770-1800)
-avvisaglie
di un certo gusto per una poesia elegiaca che rispecchia gli stati d’animo del
poeta nella natura sono già presenti in James
Thompson (Season 1730)e nei
rappresentati della scuola sepolcrale (Young,
Collins, Gray), che inneggiano all’irrazionalismo, al sentimentalismo,
all’oscurità, alla complessità e alla contraddittorietà dell’animo umano (in
opposizione all’Illuminismo).Sintomatico di questo periodo è il gusto per la
paura (Ode al terrore di Collins), per l’orrido, per l’oscuro, per il mistero,
per la scabrosità,per la morte che desta per la prima volta un sentimento
entusiasta. Ha inizio il coinvolgimento diretto dell’io del poeta in poesia.
Anche
la scuola metodista, con a capo il
vescovo John Wesley, contribuì a rafforzare la reazione contro la moderazione,
la rigidità, la formalità della chiesa anglicana e più in generale del pensiero
comune.
Gray
in “Elegy written in a Country
Churhyard”, scritta con un’intonazione particolarmente malinconica e
misteriosa, contrappone la moralità di una semplice vita contadina alla
frivolezza delle classi nobiliari e borghesi che lottano continuamente l’una
contro le altre “madding crowd”.
Negli
stessi anni in cui in Germania si impone il movimento dello Sturm und Drang, in
Inghilterra sembra prendere spazio il gusto per l’orrido, l’ombroso, il
medievale, l’arcano. Di Mecpherson è
importante una grande raccolta composta da poesie e lunghi poemi, The works of Ossian, la cui paternità
viene infondatamente attribuita a leggendario bardo guerriero Oisin. Si saprà
da un attenta analisi che M. aveva solo tratto spunto da questi testi
modificando quasi tutto sul piano dei contenuti e su quello stilistico. Ciò che
affascinava i lettori europei era non solo l’ambientazione e il tono oscuro,
quanto il fatto che venissero rappresentati personaggi che combattevano per
antichi valori (ciò discreditava il fatto che la civiltà moderna avesse
irreparabilmente corrotto l’uomo).
Anche
Chatterton, che aveva dichiarato di essere un traduttore, fu scoperto invece autore di poemi
dell’immaginario poeta quattrocentesco Rowley e la sua fama fu talmente grande
da divenire un personaggio non solo letterario ma pittorico, musicale.
Il
grande risveglio di interesse per il passato medievale, per le antiche radici
delle lingue, le forme sintattiche e lessicali
favorì la pubblicazione di opere in lingua scozzese. Burns è molto
importante ad esempio per le sue raccolte poetico-musicali. Egli è un semplice
contadino capace di descrivere il mondo
animale e le sue sofferenze proprio come quelle dell’uomo e mentre parla della natura in realtà parla
dell’essenza stessa della vita umana (to a mouse). Egli anticipa di ben tredici
anni il binomio natura/uomo che sarà presente nelle Lyrical Ballads (1798) di
Wordsworth. Per questo motivo il linguaggio deve essere semplice, comune, la
natura non deve essere idealizzata né arcaizzata, non servono oscure
astrazioni. Ciò che veramente conta è l’osservazione partecipante.
L’ultimo
grande poeta preromantico è Blake. Su un comune sostrato di ribellione
istituzionale notiamo che in B. si innestano senso mistico e mistrico, un acuto
afflato religioso e una potente pulsione verso l’esoterismo (a differenza di
Burns). Blake a differenza di Burns ricorre inoltre continuamente a simboli.
Soltanto tenendo presente la teoria del sublime di Burke è possibile cogliere
il senso profondo della sua poetica. Burke aveva teorizzato varie categorie di
sublime : l’illimitato, l’infinito, il terrore. E’ proprio quest’ultimo ad
accendere la fantasia poetica di Blake: il pericolo, l’angoscia, la paura
portano al sublime, cioè a un senso di piacere.
Numerose
furono le visioni dirette di Dio e degli angeli durante il periodo giovanile;
ciò contribuì a investire l’autore di una sorta di compito profetico. Egli è un
poeta profeta ed è convinto che solo l’immaginazione possa far entrare l’uomo a
contatto con la vera realtà. Le sue prime ultime due sono di principali
raccolte di poesie sono: “Poetical Sketches”(1783), Songs of Innocence (1789),
Songs of Experience (1794).
Le
ultime due sono di particolare importanza poiché rappresentano due condizioni
della vita umana: la prima raccolta guarda allo stadio di fanciullezza dove
regna la fiducia, la freschezza, l’ingenuità di un agnellino, simbolo
profondamente religioso e portatore del bene. La seconda raccolta in cui spicca
la figura feroce di una tigre rappresenta l’umanità sopraffatta dall’inganno,
dalla violenza, dalla prepotenza, un simbolo quindi demoniaco. Ma la tigre
rappresenta anche la forza necessaria per la liberazione: in questo caso
rappresenterebbe la rivoluzione, ecco che la forza violenta diventa positiva
perché garantisce la liberazione da ogni costrizione. Quindi è possibile
riscontrare un dualismo fra bene e male, fra felicità e dolore, tra amore e
odio ma anche, nel caso della Tigre, una
forza vivificatrice, una forz.a che porta al bene. Blake è convinto che
l’infelicità nasca nell’uomo attraverso il contatto delle istituzioni e di tutto
ciò che è corrotto, mentre la felicità sia una qualità del tutto propria del
bambino, del periodo dell’innocenza.
Nei
Prophetics Books Blake ispessisce questo rapporto dualistico rendendolo sempre
più contraddittorio e simbolico.
Blake
è fortemente convinto del valore dell’immaginazione e del valore di una realtà
trascendente che si fa reale, non si possono sconfiggere con la sola ragione i
mali dell’umanità, il secolo della ragione, il Settecento, è oramai tramontato.
2. LA
PRIMA
GENERAZIONE ROMANTICA
Se in quasi tutta Europa il fenomeno romantico è
ascrivibile tra il primo e il secondo decennio dell’Ottocento, in Inghilterra a
causa di un grande fermento politico e civile (perdita delle colonie americane,
trattato di Versailles, formazione di due pensieri opposti, uno pro monarchia e
uno socialdemocratico), il Romanticismo viene ad essere anticipato, anzi il suo
culmine si ha proprio con le Lyrical Ballads di Wordsworth e Coleridge.
Nell’ambito del romanticismo inglese possiamo
distinguere 3 generazioni:
-
Wordsworth
e Coleridge
-
Byron,
Shelley e Keats
-
Browning
come solo esempio geniale
Wordsworth e Coleridge
Malgrado la firma comune alle Lyrical Ballads, i vari
soggiorni nella regione dei laghi nel Cumberland (poeti laghisti) e i giovanili
fermenti pantisocratici condivisi, questi due autori furono abbastanza diversi
da distaccarsi ben presto. Tuttavia è comune la volontà di dare un nuovo volto
al testo poetico. Le Lyrical Ballads, che furono dotate di un Preface solo
nella seconda edizione del 1800, dovevano, secondo Coleridge (Biografia
letteraria, 1817), avere il potere di suscitare la partecipazione del lettore
attraverso una completa fedeltà descrittiva (soprattutto della natura) ed
inoltre dovevano conferire alla narrazione i colori cangianti dell’immaginazione.
Comune è inoltre l’obiettivo di risvegliare l’attenzione della mente del
lettore, liberandolo dall’assuefazione e dall’ abitudine fino al confuguramento
di un’unica entità uomo/natura. Coleridge si sarebbe dunque impegnato a
descrivere come elementi soprannaturali possano intervenire nelle nostre
emozioni se vissuti realmente. Wordsworth si occupa invece di personaggi ed
eventi comuni. Da questi due autori che possono essere rintracciate le origini
di quelle che saranno le successive maggiori correnti letterarie, il simbolismo
e il realismo.
Tra le numerose composizioni di Wordswoth alcune
vennero cancellate dalle Lyrical Ballads (es il galeotto)poiché troppo
orientate in senso rivoluzionario. Un secondo gruppo di composizioni potrebbe
essere definito del “candore miracoloso”in quanto il poeta riesce a compiere il
miracolo della scrittura poetica indelebile, scavando nella psicologia dei più
umili, dei semplice dei bambini (es Siamo sette). Ma la poesia senz’altro più
bella è “Tintern Abbey”, 159 versi per descrivere come viene considerata la
natura. La natura viene vista come una fonte di conoscenza dei misteri dell’uomo e di Dio, la natura è
in grado di educare l’uomo rendendolo atto alla percezione infine la natura è
perenne sorgente di bellezza e quindi di elevazione spirituale per l’uomo che
la elegge a propria guida. Si ricollega alla natura anche “Ode sugli annunci
dell’immortalità”che porta a considerare la natura all’interno dei tre stadi
evolutivi dell’uomo: l’infanzia, la giovinezza e la maturità.
“The Rime of Ancient Mariner” è senza dubbio il
contributo più grande alle Lyrical Ballads. Essa è una ballata divisa in sette
parti con finale moraleggiante. Fu dotata di glosse esplicative a margine solo
nell’edizione del 1817 quando i rapporti con Coleridge si erano già consumati.
Egli accusa l’ex amico di aver usato una poetica troppo oscura e arcana. C. sia
come scrittore che come poeta è totalmente sistematico e ciò si può riscontrare
nella frammentarietà e nella pesantezza delle ultima parti della ballata che
probabilmente sarebbero risultate più libere e ricche se fossero rimaste
incompiute, come dimostrano altri suoi capolavori poetici(Cristobel e Kubla
Khan / in Kubla Khan è inoltre possibile rintracciare la proliferazione in letteratura
di tanto satanismo, surrealismo, irrazionalismo, un testo che va da
incongruenza a incongruenza).La ballata sarebbe la metafora dell’ esistenza
dello stesso Coleridge, il suo smarrimento, il viaggio, la redenzione potrebbe
assimilarsi alla storia del mariner, mentre la moglie potrebbe essere stata
rappresentata dall’albatro trafitto dal marinaio. In un ambito più simbolista
il finale del marinaio condannato a una vita monotona e sempre la stessa
potrebbe far pensare al destino degli uomini conseguenza del peccato originale.
E’ la condanna alla morte in vita del marinaio che da Coleridge si dipana in un
racconto romantico senza fine: da Keats a Manfred a Byron.
Di particolare interesse è la distinzione che Coleridge
compie tra Immagination e Fancy all’interno della sua Biographia literaria.
L’Immagination sarebbe la capacità di plasmare in un tutto organico le immagini
soltanto associate nella Fancy.Mentre per Wordsworth il distacco dalla natura
fu drastico e repentino a causa del suo carattere mutato in fortemente
rivoluzionari, Coleridge se ne distaccò in modo più lento (già nel 1801 in “Depressione,
un’ode” dice espressamente di non provare più nulla di fronte a un tramonto,
alle stelle, alla luna crescente).
Per Coleridge l’occupazione intellettuale più costante
diventa la metafisica poi abbraccia la dogmatica cristiana (Confessio fidei,
1816, tutte le creature sono destinate a soffrire perchè il peccato è presente
dentro di noi, non dipende da azioni particolari); il poeta giunge così in età
matura a definire l’empirismo la più grande rovina per la filosofia e ad
avvicinarsi a una visione dell’uomo simile a quella fornita da Milton in
“Paradise Lost”.
La maturità e la vecchiaia di W. Furono segnate dalla
disperata ricerca di quella emotion recollected in tranquility, emozioni che il
poeta non è in grado più di provare. Ciò fu compensato almeno in parte dalla
nomina da parte della regina Vittoria di Wordswoth a poeta laureato.
Nel 1850, subito dopo la sua morte, la moglie diede
alle stampe la più grande e la più complessa delle sue opere, The Prelude
(titolo imposto dalla moglie stessa poiché era preludio ad un’altra opera The
excursion, un grande poema filosofico sull’uomo, la natura e la società). Il
Prelude, romanzo in versi era incentrato sullo sviluppo psicologico del
protagonista dall’infanzia alla prima giovinezza. In realtà il poeta non lo
pubblicò mai perché troppo incentrato su di sé, troppo individualistico e
perché non vi si riconosceva più nemmeno da un punto ideologico. The excursion avrebbe
potuto costituire in piccola parte la rione del grande poema filosofico tanto
vagheggiato in gioventù ma tale obiettivo non andò in porto semplicemente
perché, a distanza di una trentina di anni, non si riconosceva più in ciò che
aveva scritto. La pubblicazione del Prelude non avvenne; se sul piano
ideologico W. Non si riconosceva più in quello, lo scritto poteva ancora
considerarsi interessante sul piano poetico : ecco che W. Continua a riscrivere
l’opera snaturandola ideologicamente
trasformandola nella storia dio un fanciullo timorato da Dio.
Di w. Si ricorda ancora la sua infelicità poetica e la
sua immagine egoistica.
Walter
Scott
Contemporaneo a
Wordsworth e Coleridge esordì (1902-12803) con la pubblicazione di alcune
ballate della antica tradizione scozzese (The Ministrelsy of the Scottish
Border) seguite dalla pubblicazione di altre ballate dal tono epico (es The
lady of the lake). Surclassato dalla fantasia e dal successo personale del più
giovane Byron finì per dedicarsi interamente al romanzo storico (Waverly, o
sessant’anni fa- 1814). Il pubblico fu ben presto catturato dalla freschezza e
dalla credibilità dei suoi racconti ambientanti in un passato recente. Anche i
romanzi successivi saranno improntati su questo spirito anche se man mano
perderanno di pathos. L’autore rimedierà a questa mancanza con l’inserimento di
un personaggio esterno che vede, percepisce, ascolta quanto di più genuino la Scozia conserva riguardo a
tradizioni, costumi, mentalità. La costruzione scottiana della trama mira alla
descrizione storico- intimistica di un preciso ambiente e non
all’individuazione di determinate psicologie, inoltre egli non manca mai di
fornire una prospettiva di pace alle generazioni che verranno. Forse
l’immediato successo e l’impulso a scrivere continuamente nuove storie,
impedirono a Scott di perfezionare quelle già scritte in modo da renderle
uniche. Così tutti i suoi racconti appaiono molto simili tra loro con trame e
personaggi interscambiabili. Ciò porterà allo svilimento di questo autore ma
sarà riconosciuto ugualmente fino ai nostri giorni per la scrittura di un
grande romanzo storico, forse il primo, Ivanhoe (1820), ambientato all’epoca di
Riccardo Cuor di Leone.
Southey, Rogers e
Landor
Amico intimo di
Coleridge in gioventù Southey fu anch’egli uno spirito ribelle con un forte
carattere reazionario in merito a ideelibertarie. In poesia si dedicò
principalmente alla stesura di grandi mitologie della storia umana.Malgrado la
grande capacità versificatoria e l’eleganza la sua poesia manca di una
riconoscibile poetica tanto che molti dei suoi lavori (es La maledizione di
Kehama) risultano pressoché illegittimi. Tuttavia va ricordato per le feroci
polemiche con Byron. Southey, da scrupoloso poeta di corte qual era, aveva infatti completato da poco la sua
stucchevole opera in esametri in onore di Giorgio III, descrivendolo come un
genio della politica e un condottiero valoroso. Byron replica mostrando un
sovrano vecchio e incapace ormai di fronteggiare grandi eventi come le guerre napoleoniche.
Fondamentalmente a Southey viene rimproverato il voltafaccia politico quindi il
fatto di essere un rinnegato.
Tra gli altri poeti
degno di nota è senz’altro Rogers, ricordato per I piaceri della memoria, versi
elaborati, sentimentali, metricamente esemplari e per “Italy” , una descrizione
scorrevole e arguta della penisola italiana.
Landor è invece
ricordato per originali opere in prosa (es Conversazioni immaginarie) oltre che
per essere un epigrammista e un grande latinista. Va ricordato inoltre per aver
composto drammi in versi di imitazione alfieriana e per la sua notevole vena
lirica.
3.
LA SECONDA GENERAZIONE ROMANTICA
Byron
Byron nacque a
Londra nel 1788 da una famiglia nobile. Studiò a Harrow e al Trinity College di
Cambridge dove fece una vita dissoluta. La sua prima opera in versi risale al
1807, Hours of Idleness (Ore di ozio), raccolta che fu da subito oggetto di
controversie. A queste politiche Byron si dimostrò subito capace a
controbattere mostrando una grande determinazione e criticando molti autori
della prima generazione tra i quali Wordswoth, Coleridge, Southey, Scott. Tra
il 1809 e il 1811 viaggiò molto toccando Portogallo, Spagna, Grecia, Albania,
Oriente. In questo periodo iniziò a scrivere “Childe Horold’s Pilgrimage (Il pellegrinaggio
del giovane Aroldo), una sorta di diario semiautobiografico che racconta i
vagabondaggi di un giovane uomo che cerca di fuggire dalla disillusione di una
vita colma di piaceri. Nonostante le sue dure critiche ai poeti della prima
generazione romantica, Byron mostra in questa opera un grande gusto per il
gotico, l’oscuro il malinconico. Negli anni tra il 1812 e il 1816 scrisse anche
alcuni racconti in versi in cui diede sfogo a una vena lirico- intimistica,
approccio che condivise con l’amico poeta Thomas Moore. Durante il suo ritorno
in Inghileterra intrattenne un rapporto incestuoso con la sorellellastra
maggiore, Augusta. Nel 1815 sposò Annabella Milbanke ma dopo meno di un anno la
coppia si separò a causa dei numerosi debiti di lui e a causa delle voci che
giravano riguardo la sua scandalosa vita (si diceva che fosse anche omosessuale).
Byron così lasciò l’Inghilterra nel 1816 e non vi fece mai più ritorno. Si
rifugiò prima a Ginevra dove ebbe inizio il sodalizio con la famiglia Shelley
tanto che Byron sposerà la sorellastra di Mary, Claire Clairmont, dalla quale
avrà una figlia. Durante questo periodo scrisse i primi due atti del Manfred,
un dramma in versi. Manfred è un mago che ha sfidato Arimane e ha commesso un
crimine innominabile in gioventù (per il quale la sorella Astarte poi si
uccise). Poi si rifuggia a Venezia e qui inizia a mutare il suo atteggiamento
poetico. Nell’opera appare la figura di un sacerdote, l’abate di san Maurizio,
che fino all’ultimo cerca di strappare invano Manfred al suo tragico destino.
Questo personaggio nella prima stesura era avido e malevolo, mentre nella
secondo ci appare profondamente cambiato: egli diviene degno è caritatevole.
Questo passaggio è sintomatico dello stesso cambiamento che si verifica in Byron
: nasce così il Byron in ottava rima, eroicomico, freddo, lucido, disincantato
del “Don Juan” che prende il posto del Byron oscuro del Childe Harold. Al periodo veneziano vanno ascritte anche
alcune opere teatrali (es Marino Faliero)e Byron è senz’latro l’unico poeta
romantico che domina in ambito teatrale oltre a Thomas Beddoes. “Il deforme
trasformato” è un’altra opera teatrale in cui molti biografi hanno riscontrato
la propensione di Byron agli atti di coraggio e alle sfide fisiche. Il don
Giovanni risale al 1818 e racconta le molteplici avventure e disavventure che
accadono al giovane nobile spagnolo in varie zone del mediterraneo e della
Russia. Questa opera è rilevante soprattutto dal punto di vista della satira
politica alle istituzioni britanniche (i primi due canti, pubblicati in
Inghilterra, furono denunciati come immorali ed empi). Elogiato da Goethe che
inoltre tradusse parzialmente esso, Byron continuò la sua opera per i
successivi cinque anni durante i quali intrattenne tra l’altro una relazione
con la contessa Teresa Guiccioli. Durante questo periodo scrisse The Prophecy
of Dante e The Vision of Judgement, opere influenzate dal suo interesse
politico per le lotte per l’indipendenza di Italia e Grecia. Nel 1823 Byron
decise di rinunciare alla poesia per attivarsi personalmente. Così nel 1823
partì per la Grecia
dove formò un piccolo esercito in supporto ai Greci assediati dai Turchi. Però
Byron morì a causa di una lancinante febbre prima di agire militarmente (egli
si paragona a una foglia gialla). L’irrequietezza di Byron si dimostra sempre
più palesemente alla morte di Shelley nel 1822 ed è orami chiaro come cerchi di
dare di sé l’immagine dell’uomo d’azione, nato per combattere a favore della
libertà dei popoli oppressi. Byron divenne una figura leggendaria molto
conosciuta sia per la sua vita che per la sua poetica. Un avventuriero
libertino e portavoce di numerose cause, divenne l’archetipo dell’eroe
romantico che dominerà l’immaginario della letteratura sino all’avvento del IXX
secolo.
Percy Shelley
Percy Shelley nasce
in Sussex, una contea dell’Inghilterra meridionale, nel 1792. Fu educato a Eton
quindi allo University College di Oxford. Le prime prove letterarie risalgono
al 1810 con romanzi dal carattere preromantico (es Zastrozzi). Ben presto darà
prova del suo carattere ribelle tanto da essere espulso dalla scuola solo dopo
un anno di frequenza per aver scritto, su istigazione di un amico, il libello
“The necessity of Atheism” (1811). Rimasto senza mezzi è costretto a sposare la
sedicenne Harriet Westbrooke. Diviene grande amico di William Godwin e sotto la
sua influenza radicalizzerà le sue posizioni ateiste ( è contro anche ogni religione di comodo come
il deismo) e anarchico-libertarie. Intanto si innamora di Mary, figlia di Godwin
e di Mary Wollstonecraft e con lei fugge via (in seguito la sposerà)
abbandonando Harriet che si suicida. Alla morte del nonno riesce a godere di
una discreta eredità e torna in Inghilterra. In questo periodo scrive due
poesie filosofiche: “Mont Blanc” e “Hymn to Intellectual Beauty” (al contrario
di Spencer che si rivolge a una bellezza celeste). Nel 1816 avviene l’incontro
con Byron che è a Ginevra: i due non si piacciono molto ma c’è una sorta di
attrazione tra di loro. Essi si ritroveranno in italia. Prima di lasciare
l’Inghilterra egli ha modo di conoscere anche Keats. In Italia viene ospitato
dagli Este e qui inizia la composizione del dramma lirico in quattro atti
“Prometeo liberato”, poi completato a Roma e pubblicato nel 1820. E’ un’opera
in cui Shelley esalta i suoi alti ideali di rigenerazione umana attraverso la
ribellione morale, intellettuale e sociale. Si racconta il trionfo di Prometeo
su Giove (cioè il trionfo della libertà e della ragione contro la tirannide e
l’odio, una concezione che ritroviamo espressa anche in “Alla mente
dell’uomo”). Shelley fu anche a Napoli dove compose “Ode to Naples” e “strofe
scritte nella tristezza vicino a Napoli” in cui si trova la contemplazione di
una natura dolcissima e malinconica e il poeta con le sue problematiche
esistenziali, il senso di solitudine, la salute malferma. Risale invece al periodo fiorentino (1819)
l’ode più famosa “Ode to the west wind”: il vento dell’Ovest potrebbe essere il
simbolo della Rivoluzione Americana anche se la poesia rifugge specificamente
da ogni intento razionalistico così il vento diventa solo una rappresentazione
di una pulsione mirata a diffondere il pensiero e le parole dell’autore (su di
lui si scagliò il Peacock di “Nightmare Abbey” con un’irrefrenabile quanto
inconsistente passione a riformare il mondo). Ma lo shelley italiano è anche un
attento illustratore di psicologie (l’uomo ha il potere di governare la propria
mente), è l’autore di delicate intime serenate dedicate a jane, mogle
dell’amico Edward Williams. Ma soprattutto è il poeta delle entità simboliche :
la luna, che è una “pallida lady morente”, il velo, simbolo del male,
l’allodola, la felicità squillante con la tematica del dolore che sfuma nel
piacere. Se spesso i simboli devono
essere interpretati o sfuggono al loro proprio significato in “Ozymandias” , un
breve componimento scritto nel 1817, il simbolo appare lucidissimo quando si
tratta di stigmatizzare “il ghigno beffardo del
potere”: grazie all’artista abbiamo una memoria negative dei resti del
faraone che seppe imprimervi lineamenti
assoluti, freddi e arroganti. Al periodo italiano appartengono anche due
essenziali scritti in prosa: “A Philosophical View of Reform” (l’illustrazione
di una graduale riforma delle istituzioni inglesi del tempo) e “A defence of
poetry” cge proclama la superiorità dell’immaginazione sulla ragione. Le ultime
due opere poetiche di shelley sono: Adonais (1821); un’elegia sul modello del
lamento di Bione per Adone in cui Shelley piange l’amico scomparso Keats e ne
esalta il suo genio poetico, e “The triumph of Life”, composto in terza rima
sul modello dantesco è una grande allegoria della vita: il poeta racconta di
avere visioni di moltitudini di genti in
mezzo alle quali avanza il carro del trionfo della vita che trascina schiavi in
catene tra cui platone, Aristotele, Alessandro Magno, Napoleone. Rosseau è,
come virgilio, la guida del poeta. Ciò che rimane all’uomo è soccombere dopo
aver tentato invano di cambiare il mondo. L’otto luglio 1822 dopo essere
partito dal golfo di La spezia per Pisa annegò insieme e Leigh Hunt e Edward
Williams. Il corpo venne rinvenuto a Viareggio e sepolto a Roma.
John Keats
Keats nasce in un
paesino presso Londra nel 1795 da una modesta famiglia. Viene cresciuto in una
tenuta agricola di proprietà dei nonni materni poiché la madre e il fratello
(diciannovenne) muoiono di tubercolosi. Non può frequentare l’università anche
se aveva studiato molto latino e francese così prende un diploma di chirurgo
abilitato ad esercitare sulle navi ma questo mestiere non lo farà mai e
riuscirà a sopravvivere lo stesso grazie a una esigua eredità materna. Nel 1814
affascinato dai versi byroniani compone il sonetto “To Lord Byron”anche se tale
infatuazione avrà breve durata. In politica si avvicina alle istanze della
sinistra radicale. Più motivata risulta l’influenza di Wordsworth la cui
opinione viene tuttavia scossa dalla conoscenza diretta nel 1817. Keats lo descrive in atteggiamento
egoistico, altezzoso e perbenista. Alla
fine del 1815 Keats trova l’ideale punto di riferimento letterario e umano
nella redazione di “The Examiner”, il periodico di impostazione radicale
diretto da Hunt che tra l’altro riuscì a trasformare la sua casa in un punto di
ritrovo per giovani letterati e artisti come shelley e keats. Nel 1816 compose
la sua prima poesia (guardando per la
prima volta nell’Omero di Chapman): conosceva Omero soltanto dalla traduzione
neoclassica di Pope (vi è la descrizione della sorpresa attraverso le
similitudini dell’astronomo e del conquistatore). Nel 1817 scrive il suo primo volume in
versi “Poems” e inizia la composizione
di “Endymion”, un grande poema epico-mitologico, dopo una scommessa con Shelley
su chi fosse stato capace di scrivere un poema di quattromila versi. Questo
poema non ebbe però buona fama. Il
cardine della sua filosofia esistenziale è la capacità negativa ovvero la
capacità di vivere senza certezze o
credenze praticando una sorta di semplice e laica religione dell’umanità. Da
questo momento la poetica di Keats comincia a prendere una piega negativa oltre
ad andare peggiorando le sue condizioni finanziarie. E’sintomatico il bisogno
di keats di confrontarsi continuamente con altri autori, di tormentarsi, di
discutere, insomma di vivere come qualsiasi giovane intellettuale ansioso di riformare
il mondo si pensi all’affascinante ballata “La belle dame sans merci”, composta
nel pieno di mitologie e teorie che viene poi venerata dai preraffaelliti. E’
sintomatico poi come keats adotti una scrittura di getto e non programmata. Nel
settembre del 1818 keats è reduce da un tour in scozia a piedi dove il poeta
progetta di cantare in versi il rovesciamento dei Titani da parte degli dei
guidati da Giove. L’intenzione è dunque quella di riscattarsi dalla delusione
di critica e di pubblico di Endymion. L’ opera si interrompe però a metà del
III libro: il poeta sa di dover studiare ancora molto prima di comporre un
grande poema mitologico. Nel frattempo dichiara di star scrivendo altri brevi
componimenti “le odi di maggio” in cui
spiccano “Ode a un usignolo” il cui canto è simbolo di eternità e dove vi è la
contrapposizione tra il freddo mondo nordico e la solarità e il vitalismo del
mondo mediterraneo, e “all’una greca”,ispirata
forse dopo aver visto i resti del Partenone al British Museum, in cui l’eternità
verrebbe promessa solo dall’arte. Ha invece fatto discutere molti critici
l’interpretazione dell’ultimo distico che parla della bellezza e della verità
ma che grammaticalmente non sembra aver molto senso (particolare è in lui
spesso la mancanza di punteggiatura). Già dal 1820 inizia il mutamento
psicologico in Keats che può essere sintetizzato nella trasformazione del
terrore-rifiuto della morte in accettazione della stessa. L’esito fu la
composizione di “to Autumn” dove è palese l’accettazione della propria fine non
più sentita come una condanna (In ode a un usignolo e in ode a un’urna
greca si esaltava la giovinezza e la presenza fisica dell’io narrante), l’io
narrante si annulla nel principio della ciclicità: le rondini ritorneranno, la
stagione rifiorirà. Visse i suoi ultimi giorni in una camera presa in affitto a
Piazza di Spagna a Roma dove continuò fortemente a sostenere di non poter
proprio ammettere la natura divina di Cristo. Morì nel febbraio del 1821 e
nella sua tomba volle inciso: Qui giace uno il cui nome fu scritto nell’acqua.
Felicia Hermans e John Clare
La prima fu
famosissima sia in Inghilterra che negli Stati Uniti. Il suo pathos poetico fu
riconosciuto più sentimentale e superficiale che profondo e consapevole,
profondamente religiosa mostra i propri
limiti in una poesia quale “Lo scettico”. Non può essere comunque dimenticata
la sua ballata Casabianca (1829), dedicata a un fanciullo, figlio del capitano
della nave in fiamme, che si immola sulla plancia di comando al posto del
padre.
John Clare è
ricordato per il suo spirito negletto, fu rinchiuso in manicomio dove trascorse
gli ultimi trent’anni della sua vita.
4.
LA SAGGISTICA
Estremamente
variegata è anche la produzione saggistica. Già Burke e Godwin avevano dato
impulso alla scrittura di vari poeti e letterati. Importante è “Il benessere
delle nazioni”(1776) di Adam Smith, teorizzatore dell’economia liberista. Un
altro autore di fondamentale importanza è Bentham, il teorico dell’utilitarismo
(l’interesso sociale è dato dalla somma degli interessi individuali) che
riformò il Parlamento inglese in senso liberale e perfezionò il funzionamento
di un moderno Stato di diritto. Un’altra opera molto imporante fu
“proclamazione dei diritti delle donne” (1792) di Mary Wollstonecraft mentre
per quanto riguarda la saggistica politica vanno ricordate le figure di David
Ricardo che giunse a propugnare il concetto di libero scambio anche tra nazioni
diverse, Thomas Robert Malthus con la sua teoria della crescita demografica,
Stuart Mill che seppe individuare nella natura umana un sentimento morale
disinteressato capace di apportare enormi rivolgimenti sociali (conciliare i
diritti dell’individuo con quelli della collettività, favorire la separazione
dei poteri legislativo, esecutivo, giudiziario che è la sola chiave corretta di
funzionamento di un moderno Stato di diritto).
Per quanto riguarda
la saggistica letteraria vanno ricordati autori quali Hazlitt, Thomas De
Quincey, Lamb.
Lamb, compagno di
scuola e amico intimo di Coleridge, fu oltre che poeta anche un drammaturgo. La
sua scrittura prende a modello Montaigne
e inoltre può essere considerato l’antesignano della moderna critica
Shakeperiana. L’autore rivela una notevole tenuta retorica, il gusto per la
ricercatezza stilistica e per i barocchismi. Nel 1820 appare su “London
Magazine” invece un articolo firmato “Elia” basato su ricordi onirici
infantili, esposti in uno stile semplice ed elegante, svagato e accattivante.
Il successo fu tale che gli articoli
giunsero ad essere tanti così furono pubblicati in un volume. Qui si mostra il
temperamento più genuino, il suo stile umoristico ma non per questo vago, gli
argomenti apparentemente frivoli nascondono invece messaggi profondi: l’alter
ego del poeta, Elia, le tragedie del poeta (un monotono lavoro, la sorella
pazza) vengono sublimate in queste pagine. Quindi Lamb ha la necessità di
svagarsi, di dimenticare il contingente e di mostrarsi un sognatore. Oltre composizioni sono “Vecchie facce
familiari” e “ Su un bimbo morto appena nato”.
Lo stile di Hazlitt,
a differenza di quello di Lamb, è spoglio, semplicissimo. Più lineare e meno
bizzarro del collega la sua produzione immagini (a un incontro di pugilato,
Vita di Napoleone, la sensazione di immortalità negli anni giovanili). Hazlitt
mostrò grande interesse per gli argomenti di carattere politico-sociale (in “la prima conoscenza dei poeti” ). Fu
anche lui grande critico di Shakespeare
e esperto di critica di storia della poesia inglese dalle origini
all’Ottocento. Amava definire il proprio uno stile familiare sottolineando con
ciò come la sua scrittura fosse basata sul ritmo della conversazione.
Thomas De Quincey ha
uno stile dell’eloquenza e della premonizione (molti autori quali Poe, Wilde,
Freud sono preconizzati nella sua scrittura). Evitò di esprimersi nella poesia,
nel teatro e nella narrativa con l’eccezione del romanzo. Dotato di eccezionali doti linguistiche
(conosceva benissimo il greco), ma di spirito ribelle, collaborò con diversi
giornali dai quali prese la forma saggistica. Aveva molto da raccontare come
dimostra in “Confessioni di un oppiomane inglese” una sorta di autobiografia
che unisce alla narrazione di svariate avventure (la fuga dal college, i
vagabondaggi etc), il racconto della dipendenza dall’oppio e le immagini fantastiche
da esso appartate. L’abitudine a narrare queste visioni sconfina
nell’analizzare i propri sogni dove anticipa la tematica wildianda
dell’irresponsabilità morale dell’arte o la narrazione dell’orrifico di Poe o
la curiosità amorale Di Baudelaire o la dolcezza sublime di Swinburne.
Celeberrimo rimane il suo scritto (Sul bussare al portone in “Macbeth”) dove
analizza il battito al portone nell’atto II di Macbeth che simboleggia secondo
lui il battito della vita che riprende a pulsare. De Quincey fu anche attento
al potere della letteratura sui lettori e famosa resta la sua distinzione tra
la pagina scritta che trasmette una mera conoscenza e quella invece che parla a
un livello più alto di comprensione della mente umana senza apparentemente
nulla insegnare. Va ricordato infine il grande legame con i poeti laghisti.
Thomas Babington
Macaulay fu un talento fortemente istituzionale. Profondo conoscitore di
Milton, fu poeta e su modello di Walter Scott compose “Canti dell’antica Roma”
(1842) oltre ad essere un critico letterario e storico della letteratura. L’opera per cui viene maggiormente ricordato
è “Storia di Inghilterra dall’avvento di Giacomo II” in cui egli sottolinea il valore del
compromesso conseguito alla “Rivoluzione gloriosa” del 1688 come base della
futura prosperità dell’Inghilterra. Macaulay credeva fortemente in uno Stato di
diritto e nell’alternanza al potere di due schieramenti, tories e whings
(conservatori e liberali).
Profondamente legato
alla cultura idealista tedesca, nemico di Macaulay, Carlyle vede nell’universo
un simbolo dellla potenza divina che si
manifesta nella personalità di grandi eroi. Egli pertanto cerca di svalutare la
ricerca scientifica ed empirica. Egli voleva istillare in Inghilterra il germe
dello Stato etico. La sua opera principale è “Sartor Resartus”, un opera in cui
le istituzioni umane sono come dei vestiti: si logorano e occorre liberarsene
per cambiarle. Ciò che non gli paice è il fatto che uno Stato di diritto non
abbia bisogno di eroi dotati di poteri assoluti
e che debba semplicemente mirare a un ruolo di mediatore tra le parti.
L’ETA’ VITTORIANA
CULTURA E SOCIETA’
NELL’EPOCA DELLE MACCHINE
1. I CARATTERI
PRINCIPALI DEL PERIODO VITTORIANO
L’età vittoriana
prende il suo nome dal regno della regina Vittoria (1837-1901), il regno più lungo nella storia
dell’Inghilterra. Per l’Inghilterra il periodo vittoriano fu un periodo di
rapida espansione economica,territoriale e demografica. La moderna economia
urbana dell’industria manifatturiera e del commercio internazionale presero il
posto della vecchia economia agricola. Si formarono grandi città come
Liverpool, Manchester, Birmingham, Bristol, Leeds che accoglievano grandi
fabbriche. Per un momento si credette che le forze di mercato potessero
risolvere i problemi legati alla povertà
senza dover scardinare le istituzioni politiche e le strutture sociali
esistenti. La grande fortuna di questo periodo fu dovuta anche al grande numero
di colonie che la Gran
Bretagna potè conquistare divenendo una realtà sovranazionale.
Con l’avvento di un ritorno dell’attività rivoluzionaria in Europa, le grandi e
povere masse urbane furono percepite come potenzialmente pericolose all’ordine
costituito, così’ furono gradualmente incorporate in working classes
(proletariato) grazie a una serie di riforme e interventi politici mentre la
borghesia mercantile e imprenditoriale potè prendere il posto della vecchia
nobiltà terriera.
Dopo gli anni della
Rivoluzione Francese e le diverse chiamate a una riforma in senso democratico,
l’Inghilterra, sconvolta dagli anni del Terrore e dall’assalto alla Bastiglia, tornò
ad una politica conservatrice. La riforma politica era inevitabile ma sia
Conservatori che Liberali erano inizialmente estremamente spaventati dall’estendere il voto alle masse. Il primo
Reform Bill del 1832, con l’insistenza sulla proprietà privata, escludeva
completamente le classi operaie (solo la media classe mercantile poteva
rappresentarsi). Ciò scaturì il movimento cartista (grazie anche alla
depressione economica) tra i cui principi radicali troviamo: il
suffragio universale
maschile, la segretezza del voto, un salario ai deputati che non erano più
tenuti a dare garanzie sul loro censo, l’elezione su base annuale del
Parlamento, la riforma dei distretti elettorali. Le richieste dei cartisti
furono respinte dal Parlamento nel 1839 e nel 1842. Dopo il fallimento di una
grande dimostrazione indetta a Londra tale movimento si dissolve nel 1848,
l’anno in cui Marx e Engels scrivono il manifesto comunista denunciando l’alienazione
del lavoro sotto un’organizzazione comunista. I diritto al voto maschile fu
garantito nel 1918 mentre quello femminile solo nel 1928. Gli sforzi per
giungere a riforme capaci di migliorare l’esistenza dei lavoratori e di dare
rappresentanza parlamentare ai ceti esclusi dal governo della nazione
continuano durante il corso dell’800: si rafforzano le organizzazioni sindacali
(Trade Unions) che ottengono un pieno riconoscimento nel 1871. La metà del IXX
sec fu anche un periodo di grande
innovazione tecnologica. L’invenzione della macchina a vapore rivoluzionò
completamente sia il settore dell’industria che quello dei trasporti che grazie allo sviluppo della strada
ferrata divennero sempre più efficienti
consentendo rapidi spostamenti di persone e cose. L’Esposizione universale
tenuta nel 1851 al Crystal Palace di Londra, un magnifico edificio in vetro e
acciaio, diventò presto il simbolo del potere industriale e imperiale
dell’Inghilterra. In ambito scientifico molto importanti appaiono invece le
teorie di Darwin sull’origine ed evoluzione della specie per mezzo della
selezione naturale (1859, che rivoluziona la concezione biblica e antropologica
della storia umana.
Riassumendo, va
notato in particolare come la società vittoriana è divisa in due: da una parte
i benestanti, con le loro ricchezze e la loro possibilità di successo, con il
loro pensiero liberale, dall’altra i poveri che lottano contro le Corn Laws e
molte altre misure repressive e che
vivono all’interno delle workhouses.
L’epoca vittoriana è
talmente lunga da rendere impossibile una sua trattazione omogenea o
onnicomprensiva tanto che sono state date diverse periodizzazioni. Oltre al 1851, è da ricordare il 1870, l’anno della guerra franco-prussiana, da cui
emerge una nuova potenza, il reich tedesco proclamato nel 1871, in grado di sfidare
la supremazia inglese in ambito tecnologico-industriale e militare, sia perché
vede l’approvazione dell’Education Act, che innalza il livello di
alfabetizzazione. La cultura si apre a una letteratura d’evasione o a quella
che mescola sensazionalismo e impegno politico, inoltre si accentua la
diffusione dei periodici e dei domenicali (che riportano sempre più linguaggi e
contenuti sensazionalistici) grazie all’abolizione della tassa sui giornali del
1855 e al perfezionamento delle tecniche tipografiche. Il decennio estetizzante
e decadente degli anni Novanta si
accompagna a una mascherata crisi generale: riemerge la questione irlandese e
la questione femminile (Married Women’s Property Acts, che consentono alla
donna coniugata di conservare i propri guagagni) di cui si fece portavoce Mill.
2. IL ROMANZO
CARATTERISTICHE DEL
NOVEL
E’ senza dubbio la
forma letteraria più congeniale all’epoca vittoriana.
Pur attaccato dalle
frange religiose più radicali, ostili a ogni prodotto immaginativo, pur
discriminato almeno fino agli anni Ottanta che continua a privilegiare l e
passioni eterne suscitate dalla poesia, il novel si afferma con la sua
impostazione realistico-didascalica (che viene teorizzata da Trollope: il novelist
deve dedicarsi al suo lavoro quotidianamente e mai abdicare alle sue funzioni
pedagogiche che sono quelle di distinguere il bene dal male, la virtù dal
peccato etc., inoltre egli coglie la natura ambivalente del romanzi vittoriano
che deve essere contemporaneamente “realistico e sensazionale”ma non irreale o
gotico), o a volte biografica (Bronte) e
con la sua principale funzione di intrattenimento ed educazione di quei ceti
borghesi che costituiscono l’ossatura dello Stato industriale. La sua progressiva diffusione presso i ceti
più bassi è causa anche di
preoccupazione per il pericolo di
imbarbarimento della cultura umanistica. Nel romanziere vittoriano c’è del
comico, del grottesco, la rivendicazione della figura femminile, l’indagine sui
centri urbani emarginati. In ogni caso si rimprovera al romanzo di avere una
vita effimera e di scomparire nel giro di una o al massimo due generazioni. Il
romanzo vittoriano non rinuncia mai a dialogare
con i suoi lettori e con le stesse istituzioni (funzione morale e
pedagogica).
Tutti i grandi
romanzieri vittoriani si avvalgono della tecnica del narratore onnisciente che
guida l’esistenza dei suoi personaggi entrando nella loro interiorità e
uscendone a suo piacimento, spesso si trasforma egli stesso in personaggio, che
usa digressioni che possono riguardare la politica, la morale etc. Investito da
un potere quasi divino l’autore si rivolge spesso al lettore con “Dear reader”.
Molti romanzi
vittoriani sono anche dedicati ai giovani lettori, come dimostrano i
rifacimenti del Robison Crusoe .
I romanzieri sono
tutelati almeno fino almeno fino agli anni Ottanta dalle circulating libraries,
biblioteche private che garantiscono l’acquisto di un certo numero di copie,
date poi in prestito tramite l’esborso di una tassa di una tassa d’iscrizione.
Solitamente i
romanzi erano composti da tre volumi (tripledecker) ma in alternativa al
romanzo a tre volumi si sviluppa anche la pubblicazione a puntate, in mensili o
settimanali (es Dickens che pubblicò a puntate hard times per risollevare le
sorti del settimanale Household Words),
per un totale di venti parte (le ultime due escono insieme). Questo sistema
porta a un contatto più diretto con il pubblico
e ciò porta anche all’intrecciarsi di una trama (multiplotnovel) che si
fa via via sempre più complessa per motivi di supence.
Mentre le opere
narrative tendono in molti casi a farsi meno prolisse e a svincolarsi dal
modello a tre volumi o dalla pubblicazione a puntate, acquista un maggiore
rilievo letterario il genere della short story, o romanzo breve (es Sherlock
Holmes di Doyle).
Negli anni Ottanta
arrivano autori come Henry James e Robert Louis Stevenson. Toccherà a questi
due autori così diversi tra di loro affermare l’artisticità del romanzo
ritornando a una forma archetipica di romance che riguarda la rivelazione
dell’universo interiore della conoscenza. Per impulso di James e del realismo
francese una serie di convenzioni vittoriane come l’uso del narratore onnisciente, la qualità
melodrammatica e senzazionalistica della trama, la consuetudine del lieto fine
verranno accantonate. Il francese è tra l’altro la lingua che consente di
conoscere i grandi romanzieri russi come Tolstoj mentre l’estetica del romanzo
sperimentale di Zola punta sull’oggettività della narrazione e non si ferma
davanti alla rappresentazione scabrosa della sessualità, del crimine, della
violenza. Ormai è chiaro che il realismo didascalico del romanzo vittoriano non
è più uno strumento efficace per indagare la realtà contemporanea.
Dickens
Charles Dickens
esordisce come narratore nel 1832 con Sketches by Boz (Boz era un nomignolo
storpiato) perlopiù pubblicati in puntate
su un giornale per il quale lavorava, così come i Pickwick Papers. Negli
Sketches appare la vita della grande metropoli londinese, dove scruta non solo
i processi di metamorfosi della città ma soprattutto una massa indistinta,
tumultuosa e senza radici in mezzo a cui l’individuo emerge trasformato in un
tipo, in una maschera. Dickens esibisce fin dall’inizio una ricchezza verbale
che gli permette di rappresentare Londra nei suoi aspetti multiformi esplorando
la miseria di certi scenari e cogliendo quanto di più rozzo e vitale esiste
nell’ascesa di un piccolo ceto medio-borhese. Il narratore è onnipresente e
cerca di inglobare all’interno delle pagine del suo libro le infinite anime
della città.
The Pickwick Papers
è la vicenda che pone al centro l’ingenuo e innocente Samuel Pickwick che
finisce in prigione a causa di una subdola arpia. Il romanzo offre l’occasione
per denunciare l’ingiustizia di un apparato legale che è in un certo senso
l’emblema di tutte quelle ingiustizie sociali che attraversano il mondo
vittoriano. Nel libro i valori sono
quelli di una Inghilterra rurale che sta per lasciare il posto alle
dinamiche dello sviluppo industriale. Il tono è estremamente ironico e spesso
sconfina nella parodia e nel grottesco; ciò fa parte di una strategia di
smascheramento delle apparenze che all’inizio riguarda le istituzioni
dell’epoca e che finisce per coinvolgere tutta l’esperienza umana (la
rappresentazione della vita come una complicata commedia degli inganni e delle
illusioni lo accosta a Skakespeare). D. diventerà il bersaglio delle critiche
successive che considerano il romanzo vittoriano inadeguato stilisticamente e
troppo ridondante e accondiscendente verso i lettori. Tra le critichee vi è quella dura di James
che lo accusa di mancanza di serietà e di superficialità nella composizione. Lungi
da rassicurare i suoi lettori (pubblico
piccolo e medio borghese) Dickens li pone di fronte alla continua mobilità
della scena sociale. Dickens tende a consolidare le convenzioni del romanzo
vittoriano anche all’interno della carriera come romanziere storico che pone al
centro momenti di tensione politica e sociale per ribadire la precarietà del
tempo. Dickens rivaluta l’io narrante soprattutto in David Copperfied e Great
Expectation: i romanzi si caricano allora di forte autobiografismo dove l’ìo
narrante diventa un antieroe. In Oliver Twist D. vede la città come un luogo dove
Dio è assente, in David Copperfield la visione dall’alto dell’autore viene
abbandonata in nome della soggettività delle impressioni infine in Our Mutual
Friends (il morto vivente), D. è portato a riconoscere l’emergente nichilismo
inglese (la preminenza del denaro che diventa valore supremo così come il
potere).
Industria e romanzo
Il
romanzo fu pubblicato a puntate nella rivista settimanale Household Words,
di proprietà dello stesso Dickens.
Le vendite erano incoraggianti per Dickens che disse di essere "per tre
parti pazzo e la quarta delirante, perpetuamente di fretta per Tempi
difficili".Un romanzo che affronta le stesse tematiche, Nord e Sud di Elizabeth Gaskell, fu pubblicato nella stessa
rivista.
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“Hard
Times” (1854) è l’opera che si avvicina di più al mondo industriale anche se ne
da una visione allucinata e abbastanza straniante ma capace di esorcizzare
l’aridità e lo squallore dei meccanismi utilitaristici e le ingiustizie sociali
presenti all’interno di questo ambiente. Il romanzo è stato criticato da F.R. Leavis, George Bernard Shaw, e Thomas
Macaulay, soprattutto per l'atteggiamento critico nei confronti dei
sindacati e per il suo pessimismo riguardo al divario tra proprietari di
industrie capitalistiche e i sottopagati operai.
Le vicende si svolgono a Coketown
(città del carbone), una città immaginaria che prende come modello la città di
Preston, nei pressi di Manchester dove D. si era recato personalmente.
Tempi difficili è strutturato in tre parti, il titolo di ciascuna è legato al versetto
del vangelo
"ciascuno di noi raccoglie quello che ha seminato".Il libro primo è
intitolato La semina, il secondo Mietere e il terzo Il
raccolto. Il romanzo si apre in un'aula scolastica di Coketown. Thomas
Gradgrind, un "uomo di fatti e calcoli"[],
sta interrogando Sissy Jupe, la figlia di un domatore di cavalli.
Gradgrind le chiede la definizione esatta di cavallo che lei, mortificata, non
riesce a dare, a differenza del suo compagno. Dopo la scuola Gradgrind vede,
dietro al capannone del circo equestre, Louisa e Tom, suoi figli. Arrabbiato li
trascina via non ammettendo scuse. Dopo, Gradgrind esce di casa con Bounderby, il suo
più caro amico, e si reca alla locanda in cui vive Sissy per comunicare a suo
padre che Sissy non potrà più frequentare la scuola per il rischio che le sue idee
si diffondano nella classe. Gradgrind le impone una scelta: rimanere nel circo e rinunciare
all'educazione
oppure frequentare la scuola ma abbandonare il circo; Sissy
sceglierà di abbandonare il circo.
Intanto Tom e
Louisa discutono dei loro sentimenti ed eprimono il proprio malcontento per
l’educazione ricevuta dal
padre.
Il decimo capitolo introduce gli operai delle
fabbriche, in particolare Stephen
Blackpool, "un uomo di assoluta integrità"] che
conduce una vita faticosa, sposato con una moglie ubriacona. È appena uscito
dal lavoro e si incammina con Rachael,
una sua cara amica, anch'essa operaia, verso casa.
Il giorno successivo
Stephen fa visita a Bounderby per chiedergli un consiglio su come metter fine
al suo disgraziato matrimonio ed essere libero di sposare Rachael. La signora
Sparsit, che faceva i lavori in casa di Bounderby, è "scandalizzata
dall'immoralità" di Stephen e Bounderby gli dice che non può permettersi
di annullare il matrimonio perché la procedura burocratica è troppo costosa per
un operaio. Qualche tempo dopo Gradgrind si fa portavoce di Bounderby nel
proporre il matrimonio a Louisa, la quale si trova in uno stato di malinconia perché
Tom ha iniziato a lavorare nella banca di Bounderby e lei è costretta a passare
da sola le sue giornate.
Il secondo libro si
svolge due anni dopo il matrimonio di Bounderby e Louisa.
Dopo essersi
procurato l'indirizzo di Bounderby dalla signora Sparsit, il signor James
Harthouse, un gentiluomo elegante e dal bell'aspetto che passa pigramente da un
lavoro all'altro, gli spedisce una lettera di presentazione scrittagli da Tom
Gradgrind, che è diventato deputato parlamentare.
Dopo aver ricevuto
la lettera il signor Bounderby si reca all'albergo in cui alloggia Harthouse e
i due fanno conoscenza. Durante la cena Harthouse, stanco della aggressiva
spavalderia dell'industriale, concentra la sua attenzione su Louisa, notandone
la natura malinconica.
Poco dopo arriva Tom, il quale non nasconde il suo disprezzo per Bounderby che
gli rimprovera il ritardo. Tom è diventato scontroso ed arrogante a dispetto
della sua retta educazione. Anche Tom prende in simpatia Harthouse (una
simpatia non ricambiata, dato che Harthouse lo considera un
"marmocchio").[10]Alla
fabbrica di Bounderby durante una assemblea del sindacato
tenuta da Slackbridge, Stephen Blackpool si chiama definitivamente fuori dai
loro progetti e per questo viene isolato dagli altri operai. Quattro giorni
dopo Bitzer lo informa che Bounderby vuole vederlo e Stephen si reca a casa
sua. In presenza di Louisa e James Harthouse Stephen tiene testa a Bounderby
che lo accusa di essere un piantagrane e dopo un battibecco lo licenzia. La
notte stessa Louisa e Tom si recano di nascosto a casa sua e gli danno del
denaro per aiutarlo in quella difficile situazione. Tom inoltre lo informa di
avere un'idea per aiutarlo, ma non entra nei particolari e gli dice solo di
gironzolare attorno alla banca di Bounderby come se avesse intenzione di fare
qualcosa. Due giorni dopo la banca viene svaligiata ed il principale sospettato
è proprio Stephen Blackpool.
Dopo la rapina la
signora Sparsit alloggia per qualche giorno a casa di Bounderby. Qui ha modo di
notare una complicità tra James Harthouse e Louisa e deicide di tenerli
continuamente sott'occhio. Qualche tempo dopo invita Tom a mangiare da lei;
dopopranzo dovrà andare alla stazione ad aspettare Harthouse, di ritorno dallo Yorkshire.
Mentre Tom aspetta invano alla stazione la signora Sparsit capisce che si
tratta di un trucco di James e Louisa per tenerlo lontano e si dirige verso la
casa di Bounderby. Nel bosco vicino alla casa nota la presenza di Louisa e
Harthouse, quest'ultimo che la trattiene per un braccio, e del cavallo di lui
legato alla siepe poco lontano.Poco dopo Louisa esce correndo dal bosco e si
dirige verso la stazione. La signora Sparsit la segue sul treno, convinta che
si debbano incontrare a Coketown, ma quando scende alla stazione la perde di
vista, rendendo vani tutti i suoi sforzi.Louisa però si sta recando da suo
padre, che è stupito di vederla. È in uno stato di estrema depressione
e lo accusa di non averle dato l'opportunità di avere un'infanzia
felice, e che la sua rigorosa e arida educazione le ha tolto la capacità di
esprimere le proprie emozioni. Dopo queste parole, Louisa collassa priva di sensi
ai piedi del padre.
La signora Sparsit
raggiunge il signor Bounderby e lo informa della relazione tra Louisa e
Harthouse. Bounderby, arrabbiato da questa notizia, si reca a casa di
Gradgrind, dove Louisa sta riposando. Il signor Gradgrind prova a calmare
Bounderby e gli rivela che Louisa ha respinto Harthouse. Bounderby è
inconsolabile e immensamente indignato e maleducato verso tutti i presenti,
inclusa la signora Sparsit, per le sue false rivelazioni. Alla fine Bounderby
da un ultimatum
a Louisa, ritornare da lui per le dodici del giorno seguente, altrimenti il
matrimonio sarà finito. Il giorno dopo rispedì tutti i vestiti di Louisa a casa
di Gradgrind e riprende la vita da scapolo. James Harthouse, convinto da Sissy,
lascia Coketown.
La signora Sparsit
porta trionfante la signora Pegler, una ricca donna che spesso si aggirava
misteriosamente nei paraggi della casa di Bounderby, a casa dello stesso
Bounderby perché è convinta che sia la colpevole della rapina. Alla presenza
del signor Gradgrind, del figlio Tom, di Sissy e di Rachael la signora Pegler
respinge le accuse e rivela di essere la madre di Bounderby, smentendo così
tutti i discorsi che era solito fare sulla povertà della sua infanzia ed
umiliandolo in pubblico.
Stephen Blackpool se
n'è andato da Coketown, sta cercando lavoro sotto falso nome, ma vuole provare
a discolparsi. Di ritorno verso Coketown cade in un pozzo e viene ritrovato da
Sissy e Rachael. In punto di morte chiede a Gradgrind di scagionarlo,
allontanando così i sospetti su di lui, ed indirizzando la sua attenzione e
quella di Loisa verso Tom, senza fare però delle precise accuse.Louisa sospetta
che suo fratello abbia ingannato Stephen facendogli una falsa offerta,
spingendolo a bighellonare intorno alla banca. Anche Gradgrind e Sissy sono
della stessa idea, e quest'ultima rivela di aver detto a Tom di andare a
nascondersi nel circo di Sleary, che si era trasferito in un'altra città.
Louisa e Sissy vanno
subito al circo di Sleary. Dopo circa un'ora arriva anche Gradgrind e Tom
confessa, senza rimorso, il furto alla banca, spiegando che l'aveva fatto
perché non aveva abbastanza soldi e una rapina era l'unica soluzione ai suoi
problemi, deludendo così Gradgrind, che credeva di aver dato un'ineccepibile
educazione a suo figlio. Gradgrind decide che Tom deve partire per Liverpool e
lì imbarcarsi per l'America, ma la conversazione viene interrotta da Bitzer, il
quale è ansioso di rivendicare la taglia messa da Bounderby e non cede né
alle lacrime di Louisa e Sissy né alla pietà che Gradgrind cerca di
suscitargli. Alla fine è il signor Sleary che, pur riconoscendo che il crimine
di Tom è molto grave, decide di aiutarlo per sdebitarsi con Gradgrind che prese
con sé Sissy, così con un trucco distrae Bitzer e Tom ha l'occasione di
scappare.
A Coketown,
Bounderby senza remore solleva dai suoi incarichi la signora Sparsit,
nonostante abbia delle importanti parentele. Il destino dei personaggi è amaro.
La signora Sparsit ritorna a vivere con sua zia, Lady Scadgers, con la quale
condivide l'acrimonia verso gli altri. Bounderby, dopo aver scialacquato la sua
fortuna nelle speculazioni, muore a seguito di un infarto . Tom
muore tra i rimorsi subito dopo aver scritto l'ultima lettera a Louisa. Louisa
invecchia senza risposarsi mai. Gradgrind abbandona l'utilitarismo
alla luce della vicenda che ha coinvolto suo figlio. Reachel, dopo una lunga
malattia, ritorna a lavorare. Sissy, la vincitrice morale della storia, ha dei
bambini suoi ed è l'unica dei protagonisti a condurre una vita felice, dimostrando
così che sono la fantasia e l'immaginazione
a rendere felici, e non i fatti e i calcoli.
Altri romanzi che forniscono descrizioni di una società
industriale ancora instabile:
-“Sybil”(1845) di
Disraeli insiste sulla “retorica delle
sofferenze umane” e sulla teoria delle due nazioni in cui regna la regina
Vittoria: la nazione dei ricchi e la nazione dei poveri.
- “Alton Locke” di
kingsley (1850) che affronta il tema della miseria umana e la necessità di
trovare un’alternativa al movimento cartista. Alton Locke è un semplice sarto
che conosce i più tetri quartieri londinesi e che ha la visione del destino puramente
biologico dell’umanità.Alton Locke emigrerà in America dove morirà per cercare
un’alternativa di vita anche se ha una certa fiducia nelle potenzialità
riformatrici della nobiltà inglese, a contrario di Dickens.
- Elisabeth Gaskell
ci offre una visione più diretta dei ceti umili di Manchester. , grazie anche
all’uso frequente di forme dialettali. Sia “Mary Barton” che “North and South”
mettono in luce l’umile condizione degli operai delle fabbriche con attenzione
alle categorie femminili. Mentre nella Coketown di Dickens il lettore può
ascoltare il rumore confuso delle macchine, Gaskel evoca un universo urbano in
cui pianti e lamenti si confondono con le risate dei potenti. Crea unb mondo di
patetiche figure femminili che diventano le vittime di un mondo violento e
aggressivo. Va notato che nel secondo romanzo l’atteggiamento di G. si fa più
pacato senza però rinunciare alla descrizione del mondo urbano. La città
terribile del nord verrà tuttavia percepita dalla protagonista come un luogo
vitale in contrapposizione al sud agricolo. Le storie solitamente si concludono
con l’happy ending ma per verificarsi ciò è necessario che i protagonisti
emigrino altrove (es Mary Barton emigrerà in Canada).
- un mondo utopico
appare in “Cranford” , una cittadina fittizia abitata da vedove e zitelle che
vivono senza uomini. G. coglie i ritmi della vita quotidiana al di fuori dalle
logiche della competizione industriale. La cerchia femminile viene paragonata a
un gruppo di Amazzoni ma in realtà si
tratta di donne che conducono una vita tranquilla e autosufficiente. I vari episodi slegati tra
di loro ruotano attorno all’esistenza di due anziane sorelle.
Le problematiche
femminili vengono inoltre analizzate in “Ruth” incentrata sulla figura di una
donna prostituta, “Sylvia’s Lovers”, e “Wives and Doughters”.
Trackeray e
Trollope: il romanzo senza eroi
Sia Trackeray che
Trollope concepiscono il loro impegno letterario come una professione da
svolgere con dedizione e regolarità. I due autori scelgono il novel con una forte
impronta realistico-didascalica e spesso vi è una qualche intonazione satirica.
Tra i due Trollope sembra convinto della natura effimera del romanzo che deve
in qualche modo esaltare la visione ottimistica di progresso. Entrambi tentano
la strada della politica, sia pure senza successo. Il maggior successo per
Trackeray è “Vanity Fair” pubblicato a puntate tra il 1847 e il 1848 anche se
la maggior parte dei suoi scritti si concentra sul settecento preindustriale
(ancient regime, rivoluzione americana etc). La fama di Trollope è invece principalmente legata a due cicli
narrativi (i cosiddetti Barsetshire o Barchester Novels) che mettono in luce i
conflitti e i problemi di vita provinciale e clericale di un’immaginaria
cittadina. Entrambi gli scrittori evitano
di farsi coinvolgere della dinamiche industriali puntando invece l’attenzione
su paesaggi più tradizionali come quelli rurali inoltre entrambi sono legati
dall’artificio del narratore onnisciente. Se Vanity Fair porta come sottotitolo
“A novel without a hero” lo stesso atteggiamento antiromantico si può notare
nella scrittura di Trollope. I due autori erano ben consapevoli del ruolo della
stampa (Trachery fonderà anche un giornale “Cornhill Magazine”. Mentre Trollope
mostra una notevole dose di soddisfacimento per la propria attività, Trackeray
visse con notevole ansia per tutta la sua carriera il confronto con Dickens .
Vanity Fair è la
storia di sue figure femminili emblematiche: l’angelica e la mansueta Amelia e
la sua povera ma spregiudicata amica Becky, pronta a tutto pur di compiere la
sua scalata sociale e dunque ma mettere in gioco il valore sacro della
sessualità. La storia è colma di eventi grotteschi e di personaggi caricati, la
parte centrale è occupata dalla battaglia di Waterloo dove le due donne
aspettano di sapere cosa è accaduto ai loro uomini. Fra intrighi sentimentali e
vigliaccherie si consumano i destini delle due donne. Le ultime scene sono
cariche di pathos, Amelia prega il marito senza sapere che egli è già morto ma
ella troverà il tempo per ritrovare la felicità con un altro uomo mentre Becky
continua a cercare la scalata sociale fino ad accasarsi con il fratello di
Amelia, Jos, e a ereditarne il patrimonio dopo la sua sospetta morte prematura.
Le due amiche si incontreranno ancora
una volta: Amelia, realizzata come madre e moglie, l’altra abbandonata dal
figlio avuto e rimasta sola impegnata a
recitare il ruolo della pia donna. Amelia e Becky sono allora i due volti
complementari dell’immaginario maschile dell’epoca: l’angelo della casa e il
demone della sessualità.
George Eliot: la
tonalità della vita reale
Romanziera,
traduttrice e critica letteraria, interessata a problematiche religiose e
filosofiche, Marian Evans che pubblicò con lo pseudonimo maschile di George
Eliot, è la figura dominante della narrativa vittoriana. Anche se rimane fedele
alla narrativa romanzesca Eliot impone la sua personale interpretazione del
romanzo in cui l’attenzione al quotidiano e al minuto dettaglio quotidiano
diventa fondamentale. In diverse occasioni fa riferimento alla rappresentazione
di una vita verità interiore priva di sentimentalismi soprattutto quando si
tratta di descrivere la vita dei più umili. In “The Natural History of German
Life” Eliot rimprovera gli scrittori inglesi, soprattutto Gaskell e Dickens, di
non aver saputo dipingere fedelmente le classi inferiori in particolare quelle
contadine. Eliot si occupa dei radicali cambiamenti della vita quotidiana della
Rivoluzione Industriale tuttavia la sua
attenzione si concentra di più sulle comunità di provincia , legate
all’economia della terra, che subiscono di rimbalzo l’effetto destabilizzante
dei fenomeni industriali. Così si spiega anche la sua tendenza a retrocedere
nel tempo della narrazione (ai tempi
della riforma elettorale o agli albori del l’epoca vittoriana). Fin dalla sua
prima opera “ Scenes of Clerical Life”Eliot tenta di esplorare la psicologia e
le emozioni dei singoli personaggi, la cui esistenza, pur intrecciandosi con
quella della comunità, non esclude mai la responsabilità delle scelte e degli
atteggiamenti individuali. Solo in “Felix Holt” Eliot si avvicina alle
tematiche del romanzo industriale, proponendo al lettore un viaggio in carrozza
che passa dalle città provinciali fino ad arrivare nelle città industriali.
Uno spazio a parte
occupano “Romola” e “Daniel Deronda”. Il primo è una ricostruzione della
Firenze tardoquattrocentesca negli anni del Savonarola e della dinastia dei
Medici. Romola, figlia di un umanista cieco e allieva del Savonarola, viene
tradita sia dal marito Tito sia dal maestro. Fuggendo da Roma e dedicandosi a
figli non suoi, Romola esalta il suo senso di sacrificio e la sua altissima
visione etica ma soprattutto dichiara l’impossibilità delle donne di prendere
parte a processi sociali e storici.
In “Daniel Deronda”, ultima opera
della scrittrice, Eliot ci mostra la
figura di una donna sopraffatta da un marito corrotto e crudele.
Il romanzo che è
ritenuto il capolavoro di Eliot è senza dubbio “Middlemarch” che ha come
sottotitolo “A study of Provincial Life” dove tra una dovizia di particolari e
di numerose vicende di varie coppie spicca
quella della giovane Dorothea Brooke, un’orfane ben educata affidata
allo zio che nulla fa per impedire il suo matrimonio con il reverendo Casaubon,
un arido intellettuale. La progressiva scoperta da parte di Dorothea della
sterilità spirituale e fisica del marito e del suo egoismo esasperato
costituisce la parte centrale del romanzo. L’inadeguatezza del reverendo si
rispecchia nell’ingenuità di Dorothea, in un certo senso cieco come lo è il marito. Ciò che emerge è la complessità delle
relazioni interpersonali , l’impossibilità a seguire degli schemi o delle
regole ed inoltre viene ribadita la
necessità di difendere la propri integrità morale e il proprio impegno nei
confronti di un mondo che quanto più è fatto delle minuzie della vita di
provincia tanto più acquista dimensioni universali. Dorothea dovrà rinunciare
al patrimonio del marito per potersi risposare con Ladislaw. Gli errori e le
sofferenze di Dorothea vengono riscattati alla luce di una forti principi
religiosi e della consapevolezza che i tempi moderni non consentono più
l’eroismo di grandi figure femminili.
Meredith, Hardy,
Gissing: variazioni e inquietudine del novel
Dopo George Eliot
una serie di scrittori si servono ancora del novel realistico-didascalico
ponendo l’enfasi su vari aspetti della vita di provincia. Considerevole è
l’attività di scrittrici che privilegiano le problematiche religiose legate al
gusto dell’epoca. Margaret Oliphant va ricordata per i sette volumi delle
“Chronicles of Carlingford” in cui la commedia della vita domestica si
arricchisce di robusti interessi teologici.
Anche Ward raggiunge uno straordinario successo con “Robert Elsmere” in
cui traspaiono i dubbi religiosi del tempo e propugna l’ideale di un sano
agnosticismo non disgiunto dall’impegno etico e sociale. E’ degno di nota come queste due scrittrici
siano nemiche giurate dei movimenti femministi che si stavano orami consolidando
alla fine dell’Ottocento. Che le
dinamiche storiche e politiche del tempo non permettevano una visione
rassicurante della realtà lo dimostrano le opere di George Meredith che in “The Ordeal of Richard Feverel” tocca
il tema del rapporto padre-figlio con evidenti allusioni sessuali . Nei
maggiori romanzi della scrittrice sia la costruzione psicologica dei personaggi
che l’espediente del narratore onnisciente subiscono una sorta di
amplificazione iperbolica che sfocia
nella comicità e nella parodia ma che cerca di porsi tra realismo ed idealismo.
Il sentimentalismo però appare forzato sintomo che è quasi impossibile per una
scrittrice riordinare su una pagina tutte le emozioni e le pulsioni che
provengo dalla parte più nascosta del nostro inconscio. Hardy trova ispirazione
nella lucida consapevolezza che il mondo rurale dell’Inglilterra e in
particolare del Wessex sta per essere
annientato dall’arrivo della civiltà
meccanica e dalle sue forme di produzione.
La visione tragica che ne deriva coinvolge anche i personaggi. Hardy è
fortemente melodrammatico quando si tratta di coinvolgere i personaggi in aspri
conflitti personali mentre assume un respiro più pacato e perfino nostalgico
quando si tratta di misurare la
dimensione del mondo contadino. Egli approfondisce la sua vena tragica e fatalistica
inducendo i suoi personaggi a compiere errori
decisivi che ne condizioneranno per sempre l’esistenza. Così è per Berthsheba, protagonista di “Far
from the madding Crowd” incapace di accorgersi di un degno marito e dedita all’attività agricola e sedotta
invece da un soldato che esibisce
davanti a lei tutta la sua perizia di spadaccino. L’apparente eternità della condizione rurale
viene violata anche in “Tess of the D’Umbervilles” in cui Tess, figlia della
terra, viene umiliata da Alec, il discendente dei signori feudali,
trasformatosi in un volgare seduttore. Che la famiglia di Tess sia imparentata
con Alec d’Umbervilles non fa altro che rafforzare l’ironia tragica del testo.
Allontanandosi dal realismo didascalico della tradizione mediovittoriana, negli
anni Novanta Hardy mette in crisi il narratore onnisciente per puntare invece a
un ritmo narrativo disarmonico e irregolare: si pensi a Tess quando una volta
offesa non solo da Alec ma anche da Angel, l’uomo che nel frattempo ha sposato,
uccide a coltellate Alec ma il fato si accanisce su di lei; caturata mentre si riposa su un antico altare
pagano viene condannata a morte non
senza aver implorato Angel di impalmare la sorella minore. Le polemiche
successive alla pubblicazione degli ultimi suoi romanzi indussero lo scrittore
a rivolgersi alla poesia.
Intanto già a
partire dagli anni Ottanta l’influenza del naturalismo francese aveva
cominciato a farsi sentire sulla scena inglese. Anche se prende le distanze
dall’estremismo di Zola, George Gissing, vissuto tra il 1857 e il 1903, si fa portavoce di un realismo privo di ogni
tocco sentimentale e immerso invece nella complessità della vita urbana. Gissing è altrettanto attento alle leggi
socioeconomiche che regolano la vita degli individui e cala i suoi personaggi, di solito alle prese
con pesanti problemi finanziari, nella proliferante densità del territorio
londinese e coglie i disagi di intere
categorie sociali come i proletari e le
loro donne, gli scribacchini messi fuori gioco dalle nuove regole del mercato
editoriale, le donne piccolo-borghesi che lottano per elevare la propria
condizione.
3. IL ROMANCE
Romance e novel: il
caso delle sorelle Bronte
Nell’edizione
dell’Enciclopedia Britannica del 1842 lo scozzese George Moir pubblica il saggio
“Modern Romance and Novel” in cui distingue
“due classi: Il romance, in cui l’interesse della narrativa si svolge
principalmente verso il meraviglioso e gli incidenti inconsuetiì, e il novel,
in cui gli avvenimenti sono adattati al normale corso degli eventi umani, e
allo stato moderno della società”. Contribuiscono a dare notevole successo al
romance il Frankestein di M.Shelley e Scarlet Letter dell’americano Hawthorne.
Il romance
dell’epoca vittoriana non si presenta come un genere compatto e ben definito
bensì come una serie di proposte narrative in risposta alla supremazia del
novel. Il romance rifiuta la centralità del novel, la rappresentazione fedele e
veritiera della vita quotidiana , il controllo etico affidato alla voce del
narratore onnisciente. Difficile è situare i lavori delle sorelle Bronte in un
genere narrativo in quanto per certi aspetti sono più vicini al novel ma per altri, come l’intensità delle
narrazioni che si collocano al di fuori di un contesto sociale o in opposizione
ad esso, sembrano avvicinarsi al romance.
Charlotte, Emily e
Anne Bronte sono le tre figli di un curato di provincia che risiede a Hawort,
nello Yorkshire. Ma a gestire la memoria degli scritti sarà solo Charlotte
poiché le altre due sorelle moriranno ben presto a poco distanza l’una
dall’altra.
La loro scrittura
vuole elevare la condizione della donna facendo sì che essa stabilisca una
propria identità e una propria autonomia, vi è inoltre uno sguardo attento al
focolare domestico, il ricorso al’autobiografia, l’intreccio di motivi
favolistici, gotici, sensazionalistici.
Cime tempestose
“Wuthering Heights” è l’unico romanzo di
Emily Bronte (pseudonimo Ellis Bell) pone al centro la passione tempestosa di
Catherine Earnshaw e Heathcliff, che si concluderà solo con la morte di
quest’ultimo. La storia prende senso attraverso molteplici voci ma soprattutto
attraverso la ricostruzione delle voci di Mr Lockwood e di Mrs Dean. La vicenda
si svolge a cavallo tra due epoche, nel 1801, rappresentato da due luoghi,
Thrushcross Grange dai suoi abitanti borhesi e dal gelido Linton e Wuthering
Heighs in cui regna il caos simboleggiato dall’irrequietezza della famiglia
Earnshaw. Quest’ultima decide di adottare Hearthcliff così Catherine ne è
attratta dalla sua parte più selvaggia anche se sposerà Linton . Hearthcliff
appare come un uomo malefico pronto a distruggere tutto pur di salvaguardare il
suo amore per Catherine.
Jane Eyre di
Charlotte Bronte (Currer Bell) attinge
più massicciamente a elementi gotici, favolistici, sensazionalistici. La voce narrante è affidata alla giovane Jane
(il sottotitolo del romanzo è “An Autobiography”) che racconta la sua vita da
orfana prima in casa di una zia dove era maltrattata, poi la sua vita da insegnante
e infine quella di moglie di un proprietario terriero, Rochester, a sua volta
sposato con Bertha, una donna pazza che aveva rinchiuso in soffitta. Jane si
innalza fiera della sua identità, autonoma e indipendente e quando perderà
Rochester ella dichiarerà tutto il suo amore violando le regole del pudore
vittoriano.
In Agnes Grey di Anne Bronte (Acton Bell) vengono esplorata con una scrittura
didascalico-moralistica i mali dell’educazione vittoriana. In “The Tentant of
Wildfell Hall” viene narrata la
scandalosa storia di Helen Huntington, costretta a scappare con il figlioletto
a causa di un marito violento e adultero e risposata con Gilbret al quale viene ceduta parte della
narrazione. Il tema dell’oppressione
della donna viene impiegato in maniera più ampia in “Shirley” mentre con “Villette” viene narrata la storia di Lucy, donna che
scopre la sua condizione femminile sullo sfondo di una piccola città .
2. Dall’idealismo
romantico all’ideologia imperiale
Il romance attinge a
molte fonti in particolare la dimensione del sovrannaturale, del magico, del
fiabesco riprende alcuni testi di tradizione tedesca come German Popular Tales dei fratelli
Grimm e le fiabe di Andersen inoltre
tali elementi sono riscontrabili in Le Mille e una Notte, Robison Crosoe ,
Gulliver’s Travels. Tale dimensione può
essere percepita come una forma nostalgica per il passato preindustriale così come può interpretare la fiorente
letteratura per l’infanzia. Già nella prima metà del secolo lytton parla di
metaphisical novel e propugna un romanzo
allegorico e d’attualità nello stesso tempo in grado di esaltare i
caratteri ideali dell’umanità al di là delle minuzie della vita
quotidiana. Man mano il termine idealism
viene associato in maniera sempre più rigorosa
al romance e contrapposto al realism del novel non senza alcune
implicazioni idealogiche che spingeranno il romance tardo vittoriano alla
propaganda imperiale.
Sia Stevenson
(L’sola del tesoro (1881-1882): ambientato nel XVIII sec tratta del viaggio di
un gruppo di Inglesi alla ricerca del tesoro dei pirati, sotterrato in un’isola lontana a forma di drago) che
Haggard (Le miniere di re Salomone- La donna immortale) partecipano attivamente
al dibattito letterario degli anni Ottanta, schierandosi a favore del romance
contro il presunto eccesso di analisi psicologica proposto da Henry James e più in generali contro le degenerazioni del
realismo (es naturalismo francese, pessimista e sovraccarico di monotoni
dettagli realistici). Haggard e altri seguaci tardo vittoriani del roamnece
come Lang vedono in Stevenson il successore di Walter Scott capace di
riscattare il romanzo moderno. Come narratore Stevenson esplora la potenzialità
del romance e ne esalta la complessità formale. Nel “Lo strano caso del dottor
Jekyll e Mr Hyde” egli recupera la dimensione gotica attraverso il tema del
doppio. Nell’ultima parte della sua vita trascorsa sull’isola di Samoa
Stevenson si misura direttamente con il romanzo storico di Walter Scott in “the
Master of Ballantrae” (1889). Qui in una nuova versione del motivo del doppio il conflitto tra due nobili fratelli scozzesi
che militano uno tra le truppe degli Hannover
l’altro tra i ribelli sostenitori della vecchia dinastia degli Stuart,
viene filtrato attraverso il racconto di un testimone inattendibile e
parziale e dunque perde qualsiasi
prospettiva storicamente oggettiva.
4. Tra fiaba e gotico
Verso la metà del
secolo sotto l’influsso della cultura tedesca un altro scrittore scozzese
George MacDonald comincia a pubblicare
le sue storie fantastiche “Phantastes” che hanno una forte allegoria cristiana
(il viaggio dell’eroe verso la maturità si compie attraverso una serie di
prove). In questo periodo appare anche
Alice nel paese delle meraviglie di L. Carroll .
In generale la
favola vittoriana tende a trasportare l’attenzione nel presente procedendo a
un’opera di rielaborazione della tradizione
dove il ruolo di molte scrittrici può essere legittimato da una funzione
pedagogica ma non sempre è così poiché la favola vittoriana, in mano alle donne,
non manca di sforare personaggi di bambine sovversive e ribelli o di streghe inquietanti. Rilevante
è la partecipazione femminile al genere gotico
sia pure come semplice forma di intrattenimento ma anche qui assistiamo
allo smascheramento di alcuni stereotipi vittoriani. In Lady Audley’s Secret di Braddon si mette il lettore di fronte a un’eroina
apparentemente angelica ma nel profondo
ferfida. Il genere del romanzo poliziesco viene
invece delineato in “La pietra lunare” di Collins. Il più popolare autore di racconti orrifici
rimane comunque l’irlandese Le Fanu soprattutto per i tre volumi di “In uno
specchio oscuro” dove l’autore si
concentra sulla reazione di personaggi vittime
di creature demoniache, spettri, etc. Negli ultimi anni del secolo
l’interesse per il gotico come genere narrativo ha un esponente di spicco in un
altro irlandese , Bram stoker, che in
Dracula presenta l’esplosione del sovrannaturale e del magico nel mondo
moderno.
5. Utopia e romanzo
dell’immaginario scientifico.
Durante gli anni
cinquanta si hanno alcune importanti scoperte scientifiche che investono anche
il romance, che avrà il compito anche di veicolarle. Una confutazione della
teoria della selezione naturale si trova in “water Babies” di Kigsley dove le
visioni darwiniane vengono riportate nell’ambito di una visione
provvidenziale (un povero spazzacamino
dopo la sua morte viene trasformato in una creatura acquatica). L’immaginario scientifico acquista più
spessore nello scenario apocalittico di “After London” di Jefferies dove Londra
è tornata a un passato preindustriale a causa di una meteora che ha sprofondato
la città in un grande lago paludoso. Morris in “News from Nowhere”raffigura
utopicamente una Londra-giardino lontana dall’ideologia industriale della lotta
di classe , dedita solo a pacifiche attività rurali. I romanzi di Wells
mescolano abilmente utopia e gotico con
attenzione alle tecnologie e alle
fantasie futuriste. I suoi romanzi s configurano come grandi favole darwiniane:
al viaggiatore del tempo, che visita il futuro per verificare il fallimento
della civiltà e di ogni speranza di progresso, si succedono altri testimoni
dell’irruzione del meraviglioso e dell’alieno nella realtà quotidiana inglese,
altri esploratori che si confrontano con i mostri partoriti dalla mentalità
scientifica o che approdano nella Londra
del futuro, crogiolo di razze e di ceti
sociali differenti, aperta al dominio dei dittatori che manipolano le masse servendosi della
tecnologia.
4.
LA POESIA
1.
Caratteristiche
della poesia vittoriana. Le voci rappresentative.
Molti
poeti vittoriani ereditano la concezione romantica della poesia anche se se ne
distaccano poiché credono che il potere spirituale non sia insito nella natura,
come pensavano i romantici, ma sia totalmente al di là del mondo e che il
divario tra l’uomo Dio si allarghi
sempre di più (ormai vi è la consapevolezza dell’effettiva assenza di Dio nelle
vicende umane). Amstrong in un suo famoso saggio sottolinea la ricchezza
tematica della poesia vittoriana volta non più a indagare l’interiorità ma aperta alla scienza, alla teologia, alla
filosofia, alla teoria del linguaggio, alla politica. Anche i numerosi
riferimenti al passato vengono rivissuti alla luce di un presente inquietante
(gotico moderno-Ruskin). Molti poeti aderiscono anche al circolo dei
preraffaelliti (es Morris) che rifiutano
l’arte contaminata dalla Rivoluzione industriale. Il linguaggio poetico
vittoriano non ebbe molta fortuna poiché dovette fare i conti con quella che
Arnold chiamò “l’epoca profondamente impoetica” e con il peso schiacciante
della tradizione romantica. Alcuni poeti
vittoriani, a proposito della loro ispirazione, come Tennyson, parlano ancora di elementi fantastici altri invece insistono
su una visione pedagogica tant’è che Arnold vede nella poesia un magister vitae. A differenza del novel, e in parte del
romance, la poesia vittoriana rivive in un’aura sublimata i travagli del mondo
presente, dedicandosi alla sperimentazione metrica mentre il poeta assume una natura oracolare,
esibendo un bagaglio sapienziale da elargire a pochi adepti. Ecco perché il
rapporto con la maggior parte del pubblico si dimostra spesso difficile: nel
momento in cui il poeta indossa le vesti di profeta egli rivendica di essere portatore di una verità
che la mediocrità della sua epoca non può percepire (Browning – L’anello e il
libro). Se Arnold accentua una nota di
pensoso e amaro pessimismo, Tennyson nel poema In Memoriam dedicato all’amico
Hallam cerca di coinvolgere i lettori nel suo dolore attraverso una metrica più
pacata. Inoltre egli coglie anche le implicazioni di una nuova visione
scientifica della natura che,non più formata da un’impronta provvidenziale, si
disintegra nello spettacolo delle ere
geologiche. La poesia vittoriana cerca spesso lo sviluppo di un intreccio
narrativo ed è interessata alla qualità drammatica dell’azione teatrale. Anche
il mondo scientifico diventa materia poetica (Tennyson per es compie un balzo
nel futuro e assiste a prodigiose battaglie aeree in “Locksley Hall”).
Quanto
più è lontano il Novecento, quanto più Tennyson incarna la volontà vittoriana
di cercare, attraverso la perfezione dei versi e la variabilità dei contenuti,
un equilibrio impossibile, un centro che si identifichi nella stessa voce del poeta.
L’esotismo
è un altro dei volti della poesia vittoriana
come appare evidente in Fitzgerald. Un’efficace risposta alla
magniloquenza che talvolta si concede Tennyson o alla liricità accattivante di
Fitzgerald , si manifesta negli anni Novanta
quando Kipling dà la sua personale visione dell’esperienza coloniale
rivivendola attraverso l’eloquio impoetico dei tomaie, i soldati semplici che
si fanno avanguardia e protezione dell’Impero britannico nella loro ingenuità
di provinciali messi a contatto con la stravolgente esperienza dell’India. Dall’Ulisse Tennysoniano al coro anonimo dei
sodati kiplinghiani sta tutto lo spazio
occupato dalla molteplicità di espressioni poetiche che approderanno negli anni Novanta all’estetismo di Wild, al simbolismo
del primo Yeats, all’ideologia popolare-imperiale di Kipling.
2. Browning e il
monologo drammatico.
La poetica di Robert
Browning si rifà esplicitamente al monologo dei drammi elisabettiani che
consente di indagare nella profonda psicologia di personaggi emblematici ( la
sua capacità di rendere oggettivi personaggi e situazioni fu apprezzata molto
da Eliot e dai modernisti). Ciò che ne deriva è però un forte senso di
ambiguità e l’impossibilità di non poter dare risposte assolute (anche la
percezione del reale risulta frammentaria e fortemente caratterizzata dalla
precarietà). La pittura, la musica, la religione, divengono temi poetici che
personificati attraverso determinati personaggi del passato suggeriscono con un voluto effetto ironico la
soggettività di un’identità essa stesa fittizia perché filtrata attraverso la
soggettività del poeta e attraverso i modelli culturali dell’epoca. A ciò si
aggiunge l’esplicita dislocazione del
poeta che sembra parlare dall’esterno sia per le sue idee democratiche poco
gradite in patria sia per il suo travagliato matrimonio. Egli vive in Italia e questa esperienza si
traduce in un viaggio della memoria in “Asolando”. Che l’Italia e la sua storia
fossero al centro dell’ispirazione di Browning
lo mostrano appunto i suoi monologhi drammatici come “My last Duchess”
che parla di un ritratto rinascimentale alla corte degli estensi raffigurante
una donna che sembra viva. Lo stesso metodo drammatico viene usato in “The ring
and the book” ambientato nella Roma
papale di fine Seicento (un vero historical romance in versi).
3. le poesie di Emily
Bronte, Elisabeth Barrett Browning, Christina Rossetti
La
sfera del femminile e uno dei principali soggetti della poesia vittoriana sia
quando le donne vi appaiono come creature misteriose , sia come interlocutrici
o talvolta antagoniste del poeta nelle
vicende amorose. Il modello prediletto dai vittoriani è “the angel in the
house” di Patmore dove Hanoria diventa la perfetta lady , semplice, gentile e
di nobili sentimenti. L’intenzione di molte poetesse dell’Ottocento è quello di
conferire dignità a una donna che è anche un’artista. Le poesie di E.Bronte
sono senza dubbio el più memorabili: nella loro apparente semplicità, esse sono
essenziali, di una musicalità estrema e malinconica. Appartenendo per lo più al
ciclo di Gondol(paese fantastico) queste poesie sono leggibili autonomamente e
sono imperniate sulla visione panteistica della natura oltre che a celebrare l’immaginazione e la
morte. Se Emily incarna l’ideale estetico di una donna slegata da situazioni
storiche diversa è la posizione di E.B.Browning
che rappresenta la condizione femminile contemporanea in tutte le sue
valenze (in Casa Guidi Windows afferma
che anche le donne possono ricoprire un ruolo attivo nello svolgimento della
storia, mentre in Sonnets from the
Portouguese rivela tutto il suo desiderio amoroso e tutte le sue esperienze intime. Il progetto
più ambizioso di Barrett è però Aurora Leigh in cui vengono narrate le vicende
della poetessa Aurora che una volta rimasta orfana è condotta in Inghilterra ed
è costretta a condurre una vita da sottomessa costretta a dedicarsi alla
carriera del consorte. Inoltre viene presentata Marian, una donna simbolo della
fallen woman che Arora porta con sé e accudisce. Se Barrett rivendica il
diritto di formazione della donna attraverso la narrazione, Rossetti sceglie la
strada del fantastico (Goblin Market- Il mercato dei folletti: la storia di due
sorelle, laura e Lizzie, che vengono tentate dai folletti. Mentre Lizzie riesce
a resistere alla tentazione, Laura cede ed assapora i frutti magici ma il loro succo si rivela mortale: la
giovane si ammala e invecchia
precocemente così Lizzie va in soccorso alla sorella recandosi al mercato dei
folletti dove questi la cospargono
con della polpa incantata che
funzionerà come antidoto per liberare la sorella dal male. Il poema è caratterizzo
dall’eccentricità del metro, estremamente variabile, colmo di ripetizioni,
allitterazioni, artifici retorici ma il quadro apparentemente edenico si rivela
essere invece percorso da immagini di aggressione, di violenza e di morte.
4. Hopkins: Il poeta di
fronte al suo Dio
Dopo aver studiato
ad Oxford dove fu in contatto con la cerchia dei preraffaelliti, Hopkins si
convertì al cattolicesimo divenne membro
della Compagnia di Gesù. Fu insegnante di greco a Dublino. Morì giovane a soli
45 anni. Estetista seppe sempre esaltare la sua vocazione religiosa (God’s
Grandeur , che si carica comunque di ambiguità semantiche). Adotta lo sprung
rhytm, secondo lui il più vicino al ritmo naturale del discorso. Fu anche
autore di alcune opere diaristi che in cui è capace di ricreare il concreto
paesaggio della natura. Dopo aver distrutto alcune sue composizioni esce allo
scoperto con “ Il naufragio del Deutschland” che tratta di cinque suore
esiliate in Germania e morte in mare molto criticato poiché secondo lui voluto
dalla misericordia di Dio.
5. Verso la “fin de
siècle” : armonie e disarmonie.
Negli anni Novanta
la coscienza della metropoli si frammenta ulteriormente in una miriade di
impressioni soggettive. Londra è per i
decadenti una città peccaminosa, ovvero percorsa da una massa che ignora i
poeti. Parte della fine del secolo
reagisce sia rivalutando l’esperienza romantica, posta in polemica
contrapposizione al conformismo della borghesia vittoriana, sia ritornando ai
temi della natura e alle fantasie della vita campestre (resuscitati con qualche
vena ironica in Housman). Nei Wessex Poems di Hady l’autore dà voce alla
mancanza di punti fermi della sua epoca a cui viene sostituita la
frammentarietà dell’osservazione poetica
inoltre vi è la tendenza umana all’autodistruzione come dimostra il poema epico “the Dynast” dedicato alle
guerre napoleoniche. Il pessimismo di Hardy chiude il secolo che aveva
assistito alla scomparsa di Dio ridimensionando lo stesso spettacolo della
natura, ormai priva di significato trascendente, e neppure più depositaria di
nuove verità scientifiche. Decrepito
come l’umanità il tordo (a cui è ispirata una delle sue poesie), è un cantore
folle e sconclusionato a cui il poeta preclude
perfino la dignità di farsi interprete della disperazione. La
disperazione sembra in realtà l’unico approdo per Wilde mentre in Yeats è possibile la riscoperta del
paesaggio irlandese che risponde all’esigenza di ritornare ad una cultura
originaria.
V. LA PROSA
1. Da Carlyle ad
Arnold: il ruolo critico dell’intellettuale
La
prosa saggistica che copre un ampio ventaglio espressivo è momento fondamentale
per la letteratura vittoriana. Ogni
aspetto della realtà tende a divenire narrativa e a costituirsi come sequenza
cronologica, meccanismo di cause e di effetti . Cruciale è l’atteggiamento
dell’intellettuale vittoriano che sente la responsabilità di farsi interprete
autorevole dei tempi, cerca di analizzare il turbolento dispiegarsi del tempo
presente anche se sente forte la nostalgia dei tempi passati, quelli precedenti
alla rivoluzione industriale. In questo periodo si era attuata la
specializzazione dell’intellettuale. Il dibattito innescato attorno agli anni
settanta tra arte e letteratura e istruzione scientifica è sintomatico del
dispiegarsi di due culture diverse propagandate l’una da Arnold e l’altra da Arnold. Tuttavia l’impegno critico dell’intellettuale
vittoriano non può deludere la sfida lanciata nella prima metà del secolo da
Carlyle nella sua incessante polemica
contro l’inaridimento spirituale prodotto dalle macchine ma alla fine abbandona
definitivamente ogni speranza di democratizzazione a causa dell’imbarbarimento
delle masse. Il suo stile è aspro, lampeggiante e apocalittico. John Stuart
Mill usa invece strategie verbali più pacate quando si tratta di rivendicare i
diritti fondamentali dell’indivisio (on Liberty). Egli riserva le sue note più
dolenti alla Autobiography in cui viene recriminata la sua severa educazione
colma di slanci utilitaristici e soffocatrice di ogni sentimento. Grazie alla
poesia di Wordswoth l’autore si salverà dalla sua incombente depressione e
raggiungerà una visione più equanime e generosa del mondo. La storia
dell’Inghilterra di Macaulay tende invece a proporsi come percorsi di una
nazione destinata, fin dai tempi di Elisabetta, alla gloria. Meno ottimista è
l’approccio al presente di Arnold che nel suo saggio “Culture and Anarchy”
difende gli ideali di un’alta visione educativa capace di salvaguardare i
nobili principi della tradizione umanistica da una borghesia ottusa e
materialista, dagli aristocratici eredi di una cultura esteriore e dal
proletariato indisciplinato e iconoclasta.
2
La prosa scientifica
Al
conservatorismo illuminato di Arnold risponde un nuovo sapere scientifico
propugnato da Huxley, divulgatore delle teorie darwiniane che propone la supremazia delle scienze
naturali contro teologia e filosofia e che sostiene, differenza di Arnold, che
i valori letterari risiedano nella letteratura inglese, francese e tedesca
mentre disprezza latino e greco. In generale la prosa scientifica punta alla
chiarezza facendosi carico di coinvolgere sempre di più il pubblico fino ad
inculcargli qualche conoscenza o qualche verità. Il linguaggio scientifico si
diversifica ma si carica anche di implicazioni ideologiche via via che esso
diventa funzionale ai progetti imperiali
della madrepatria così ad es Murchison (Silurian System) studia la conformazione geologica della terra
come prova dell’antichità dell’Inghilterra e quindi della sua supremazia sulle
altre nazioni oppure i suoi studi
antropologici dimostrano l’effettiva superiorità della razza bianca.
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Viaggiatori e viaggiatrici imperiali
Numerose
sono le testimonianze scritte di viaggiatori e viaggiatrici in epoca vittoriana
che si spingono fino ai confini dell’Impero, e oltre. La figura più emblematica del viaggiatore
vittoriano è quella di Richard Burton
che oltre a essere uno studioso poliglotta orientalista è anche uno
spregiudicato avventuriero, un personaggio esuberante e anticonformista ricordo
spesso per aver tradotto le mille e una notte negli anni Ottanta. Assai più
assimilabile all’ideologia imperale è Stanley
che acquista fama rintracciando all’interno dell’Africa il missionario
scozzese Livingstone. Egli si rappresenta nelle sue opere come un narratore
robusto e valoroso, condivide sofferenze
e successi con il suo affettuoso lettore. Assai più ironico e autocritico è il racconto di numerose
avventuriere che pongono l’accento soprattutto sulla propria alterità di donne
quando l’impresa non è compiuta al fianco di un uomo. Accanto a Isabelle Bird
che viaggia instancabile dall’Asia all’America e a Amelia Edwards affascinata
dalle meraviglie dell’Egitto va ricordata Mary Kingsley, nipote di Clarles
Kingsley. A questa autrice si deve il semplice resoconto di viaggi compiuti
nella zona centrale dell’Africa occidentale. Esso vuole essere una
rivendicazione del diritto delle donne a intromettersi nell’indagine
naturalistica e nel dibattito coloniale.
4. L’autobiografia
L’epoca vittoriana è un periodo di forte
indagine interiore che viene portata a conoscenza del pubblico attraverso delle
autobiografie. Le autobiografie vittoriane rispondono a uno schema ricorrente: si
parte dal momento decisivo della formazione giovanile e si segue il percorso
che culmina nell’impegno e nel successo nell’ambito della comunità , a
condizione di superare prove più o meno terribili o dolorose. Abbiamo già
notato qualche autobiografia nell’ambito nei romanzieri (Trollope) o dei
filosofi (Mill). Talvolta l’autobiografia può rispondere a un preciso intento
di autodifesa che è anche confessione pubblica delle proprie scelte. Spesso
nell’autobiografia si insinua la presenza della malattia e della morte.
Movimentate e a tratti polemiche sono le autobiografie di artisti come Ruskin
in cui prevale la storia dell’educazione artistica e della formazione
critica ma non manca la presenza di
figure femminili eccitanti o la cronaca
di viaggi memorabili o l’esaltazione della bellezza artistica come fonte di
piacere e di purificazione spirituale. Le confessioni di Moore mescolano infine
giudizi letterari e la ricostruzione del proprio percorso di artista
anticonformista e francofilo.
5. La riflessione
estetica
Attorno
alla metà del XIX secolo la riflessione
dell’arte si accentua in funzione anti industriale e antiutilitaristica
arrivando alla definizione “art for art’s sake” (l’arte per l’arte). Non a caso
Ruskin attribuisce un ruolo di primaria importanza all’estetica (e dunque alla cultura basata
sulla percezione visiva). Pater condivide molti aspetti del materialismo
vittoriano, promosso da Ruskin, ma situa nel Rinascimento il luogo di un’armonia spirituale che può indicare la
strada di una nuova modernità dove arte
e vita diventano una sola entità. L’impressionismo pateriano che si esprime anche nella convinzione che
tutta l’arte aspira alla condizione della musica, è momento essenziale di una
nuova sensibilità estetica. In Wilde si
intrecciano sia le ispirazioni a un ideale riscatto attraverso l’arte dell’individuo asservito
alla macchina sia le dichiarazioni della piena autonomia non solo dell’artista
ma anche del critico. L’arte diventa momento supremo dell’esperienza umana ,
nuova religione che si incarna nell’artista dandy.
6. Mutuazioni
letterarie. Gli anni Novanta
L’ultimo decennio
dell’Ottocento immerso in un’atmosfera inquietante e apocalittica per il timore
della fine del mondo non riconosce più le caratteristiche e i valori del regno
della regina Vittoria. Tale periodo è animato da tensioni politiche e sociali:
il fallito tentativo di Gladstone di dare l’indipendenza all’Irlanda, la lotta
per l’emancipazione femminile, la
questione sociale ingigantita dalla
paura di attentati anarchici che agitavano l’Europa. Da una parte troviamo
l’artista decadente con il suo motto l’arte per l’arte dall’altro lato la
cultura di massa promossa dai quotidiani e dalle riviste popolari. Il 1895 viene visto dalla critica
novecentesca come uno spartiacque che separa la fase più trasgressiva degli
anni Novanta dal quinquennio successivo. Il panorama letterario inglese è
scosso dall’internazionalizzazione del romanzo inglese. Nel frattempo le
traduzioni dei grandi romanzieri russi e l’ammirazione incondizionata per l’arte
francese modificano sostanzialmente tecniche e linguaggi narrativi. Ormai il
romanziere che scrive in Inghilterra dialoga con un pubblico fortemente
differenziato. Nello stesso periodo si
sviluppa anche una vigorosa corrente narrativa
che esplora la condizione dell’Inghilterra in una prospettiva realistica
e che ribadisce la necessità per il romanziere di rimanere all’interno
dell’esperienza inglese (autori edoardiani). A due autori come Benett e
Sinjohn, entrambi sostenitori dell’arte del romanzo si contrappone Wells il quale
rifiuta tale principio dedicandosi invece ala stesura di alcune opere di
attualità. Negli annni Novanta assistiamo anche all’affermazione di alcune scrittrici come Grand e Egerton. Al
di là di questa fervida scena narrativa si colloca quello che si può già
definire il bestseller, in cui si mescolano spunti di attualità, un
sensazionalismo corretto moralisticamente e contenuti volti a un pubblico
mediobasso (es Conrad)
5. IL TEATRO
La cultura degli
anni Novanta tende in ogni caso alla spettacolarizzazione quindi il teatro
diventa lo strumento espressivo più importante in quanto è forse l’unico mezzo
in grado di restituire un minimo di compattezza a un pubblico orami
irrimediabilmente diviso. In realtà il recupero del teatro non riguarda
soltanto l’Inghilterra ma anche la cultura celtica irlandese (Yeats insieme ad
altri intellettuali irlandesi tra cui Lady Gregory e George Moore fonderà nel
1899 l’Irish Litterary Theatre che pur confermando l’uso della lingua inglese,
intende recuperare la ricca tradizione folk delle campagne irlandesi. Nell’ultima
parte del secolo si afferma un genere tutto inglese di operetta che trova la
sua massima espressione in Gibert e Arthur Sullivan. Intanto acquista
importanza sociale la figura dell’attore fino ad allora sostanzialmente
emarginata. Si riscoprono le opere di Shakespeare, ormai assurto a nume
tutelare della nazione britannica. I dominatori della scena inglese di fine
secolo furono Henry Arthur Jones e
Arthur Wing Pinero, abilissimi artigiani del teatro e artefici del cosiddetto “society drama” ambientato nell’alta società. A questa appartiene
superficialmente anche Wilde che adopera un impianto fondamentalmente
ottocentesco ma lo trasforma attraverso il dialogo che si muove tra ironia ed elementi
grotteschi. Il linguaggio dei suoi personaggi è finzione e pura forma senza
contenuti etici. Denaro, amore, rispettabilità sociale si traducono in forme
vuote seppure eleganti adoptate da un
mondo spregiudicato pronto ad adattarsi ad ogni circostanza.
1. Shaw
Il contributo più
innovativo in ambito teatrale è fornito da Bernard Shaw, di origine irlandese ,critico
musicale amante di Wagner e appassionato seguace del teatro naturalistico di
Ibsen. Debutta nel 1892 con “Widower’s
Houses” dove attacca l’ipocrisia dei benpensanti (infatti il contrasto tra due
innamorati si risolve con la speculazione finanziaria da compiere di comune
accordo sulle case fatiscenti affittate ai poveri). Ancora più trasgressivo è “La professione
della signora Warren”, una tenutaria di bordelli, dove vi è il conflitto tra
morale pubblica e morale privata. E’ importante sottolineare il carattere
polemico del teatro di Shaw spesso
aggredendo gli stessi lettori. Nel teatro inglese della fine dell’Ottocento il
suo linguaggio teatrale costituisce una voce indiscutibilmente rivoluzionaria e
capace di paradossalità. Il settore progressista del pubblico edoardiano era
l’interlocutore privilegiato del rivoluzionario Shaw. Con la Prima Guerra Mondiale la forza
della sua invenzione teatrale venne meno.dal dopoguera in poi Shaw ripiegò su
vicende ambientate in un lontano passato o in un ipotetico futuro che gli
consentivano di agitare sulla scena i suoi polemici intenti senza dover fare i conti con il presente. Con la fine
della guerra Shaw si ritrovò senza punti di riferimento: della paradossale
originalità restò soprattutto e forse soltanto la sua eccentricità.